Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Laurence Anyways è forse il film più maturo di Xavier Dolan, sicuramente il più ambizioso e politico. È la storia di un uomo, Laurence, che un giorno di metà anni 80, mentre ha un lavoro, una casa e una fidanzata, dichiara di voler diventare donna. Così, all’improvviso. Da quel momento tutto cambia, ma paradossalmente l’unico a restare sempre uguale è proprio lui, Laurence, che, uomo o donna che sia, rimane in ogni caso, anyway, se stesso. Laurence Anyways è dunque un film sul gender, un mélo elegante e composto nella forma, con il quale Dolan affronta la questione aperta dell’identità individuale nella società contemporanea. E se in una nota distinzione di Eric Hobsbawm oggi si divide fra «identità pelle», cioè biologiche, e «identità maglietta», cioè opzionabili, è proprio qui, nella confusione fra pelle e maglietta, fra cuore e trucco, che il regista canadese interroga l’ordine costituito - e lo fa soprattutto a livello di sguardo, con Laurence che agli occhi di tutti cambia pochissimo, ma si considera una donna e basta - e prova a rivoluzionarlo. Non a caso, la sequenza più bella di un film in realtà troppo lungo e sovraeccitato (ma Dolan è così, ormai s’è capito) è quando Laurence e l’ex fidanzata si ritrovano dopo anni: mentre camminano per la strada, dal cielo cadono decine di vestiti colorati, danzanti e bellissimi, come se finalmente il mondo si fosse tolto le magliette con le quali camuffa la propria identità, lasciando fuori campo quella vera.
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