Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Con un racconto dall'impostazione teatrale - affidato alle parole dei sei attori costantemente in scena che si fanno carico di sostituire le immagini di un passato e del mondo esterno - dalla scarna ed essenziale scenografia, Manoel de Oliveira, a 104 anni, sorprende per la modernità con cui adatta la piece di Brandao: pur mantenendo l'ambientazione da fine Ottocento, sceglie di parlarci dell'attuale crisi economica, del ruolo predominante del denaro e della concezione di onestà.
Nella casa del contabile Gebo non ci sono comodità, si avverte il freddo sulla pelle e si parla tanto pur senza entrar mai nello specifico. Quali siano le ragioni che hanno spinto Joao a scomparire emergono pian piano dalle conversazioni che il vecchio e ormai rassegnato Gebo intrattiene con Sofia, nuora ma soprattutto figlia adottiva accolta in casa da piccola in seguito alla morte dei suoi genitori. Gebo e Sofia si preoccupano di preservare innanzitutto la serenità di Doroteia, che pur nel suo dolore e nel suo pianto ignora per quale motivo da 8 anni Joao abbia fatto perdere le sue tracce. Ogni giorno, Doroteia piange, si dispera e addossa colpe e responsabilità su marito e nuora: la loro riservatezza, la loro mestizia e il loro forte legame sancito da un segreto ben custodito la irritano e la rendono depositaria di un dolore che sente come esclusivo.
L'abitazione, la cui scarsa luce delle candele fa piombare buio misto a disperazione, si apre al mondo esterno solo quando Joao si ripresenta dal nulla. Estraneo a tutto ciò che lo circonda, Joao si stupisce delle conversazioni che si intrattengono a casa di Gebo con due anziani vicini di casa. Si sorprende della loro rassegnazione e della loro capacità di adattamento: non c'è un soldo, vivono in povertà senza conoscere il mondo e non hanno l'esigenza di vedere cosa c'è oltre il limite degli infissi delle loro porte. Joao ha conosciuto il mondo e sa come funziona, si è venduto al dio denaro e alla disonestà ed è pronto a un ultimo colpo che dissesterà per sempre la famiglia di Gebo. La sua lunga dissertazione sul legame tra criminalità e anima si prefigura come un lucido ritratto di una società che ha perso ogni valore e attaccamento alla tradizione.
La feroce critica alla società attuale arriva però dalle parole del vecchio Gebo, scelto da Manoel De Oliveira come portavoce dei suoi pensieri: "Il gusto si è degradato", "Penso all'arte e mi rattristo enormemente", "Gli oggetti si rovinano subito ultimamente", "Quando si toccano i soldi non si perdona mai".
Tra mentire e piangere e sognare, i personaggi di Gebo e la sua ombra scelgono di mentire e preservare ciò che ritengono a loro più caro. Gebo e Sofia sono destinati a mentire per l'eternità e a rinunciare con grande sacrificio alle proprie vite, in eterna attesa che l'ombra di Joao, prepotente e manipolatoria, smetta di far paura e di ridere quando gli altri piangono.
Voto: 7
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