Trama
Sul finire del XIX secolo, nonostante l'età e la stanchezza, Gebo continua l'attività di contabile con cui mantiene la famiglia. Vive con la moglie Doroteia e la loro nuora Sofia ma è l'assenza del figlio Joao a occupare i pensieri di tutti. Gebo ha nascosto alla moglie che il figlio Joao si è dato alla macchia dopo essersi reso responsabile di alcune azioni poco onorevoli. L'ignara Doroteia attende con speranza che Joao possa un giorno fare rientro a casa mentre in Sofia l'attesa si mischia alla paura. Quando Joao si ripresenta all'improvviso, ogni cosa cambia e prende una piega differente. Mentre Doroteia crede che il suo ritorno sia un bene, Gebo non si fa illusioni e decide di non nascondere la quantità colossale di denaro che sta custodendo per conto della compagnia per cui lavora.
Approfondimento
GEBO E L'OMBRA: UN FILM MINIMALISTA
Inquadrato di profilo, di fronte all'oceano il giovane João sembra fissare un punto. Cosa stia fissando non lo si saprà mai. La sequenza di apertura di Gebo et l'ombre abbandona immediatamente lo spazio aperto per lasciare posto a quello ristretto di una casa. Pur scomparendo materialmente dalla vista, João rimane una presenza costante nei discorsi della moglie abbandonata Sofia - in costante attesa alla finestra, come un'eroina del melodramma -, della madre Doroteia - che vive nel mito di un figlio ideale ed esprime il suo risentimento con la nuora -, e in particolar modo del padre Gebo, ragioniere meticoloso sempre assorto in complessi calcoli per passare il tempo. Per mostrare il peso della dolorosa attesa, De Oliveira ha scelto di realizzare un film minimalista, ambientato per lo più dentro le quattro mura di una sola stanza e arricchito nella rappresentazione da significative modulazioni interpretative degli attori. Si tratta di una scelta radicale che porta a concentrare i problemi dell'esistenza (come sopravvivere o che direzione prendere nella vita) nello spazio di un solo scenario. Il registro fantastico che De Oliveira usa in Lo strano caso di Angelica, la sua opera precedente, non viene abbandonato ma è semmai interiorizzato. La limitazione dello spazio fisico dà di conseguenza una particolare importanza ad ogni apparizione, evento ora divertente quando nella stanza si presenta un amico o un vicino di casa ora inquietante quando rientra João.
DE OLIVEIRA E LA RILETTURA DEL PASSATO STORICO
De Oliveira adatta il lavoro di Raul Brandão per proseguire la sua riflessione sul sebastianismo, l'ideologia messianica portoghese. Dopo la morte di Sebastiano I nella battaglia di Alcazarquivir nel 1578, in Portogallo è nato il mito del "re desiderato". Nell'immaginario collettivo il defunto re, il cui corpo non fu mai ritrovato, era colui che sarebbe ritornato per ripristinare la potenza ormai persa del Portogallo, istituendo il Quinto impero, l'impero universale cattolico. Dai tempi di No, o la folle gloria del comando e con film come Parole e utopia e Cristoforo Colombo - L'enigma, De Oliveira non ha mai smesso di esaminare l'immaginario storico del suo paese. João, il figlio, è in qualche modo un nuovo Sebastiano I - ruolo che l'attore Ricardo Trêpa, qui João, aveva interpretato in Il quinto impero - che, anziché portar pace e accordo in famiglia, provoca con il suo ritorno un vero e proprio disastro, rubando i soldi che il padre custodiva e spingendo questi ad autoaccusarsi del furto.
GEBO E L'OMBRA: TRA POVERTÀ E ONESTÀ
La riflessione sulla storia portoghese non deve però far credere ad una storia lontano nel tempo. Come in Singolarità di una ragazza bionda e Lo strano caso di Angelica, il peso della crisi economica è infatti esplicito e determina il rapporto tra povertà e onestà. L'impostazione all'interno di una sola stanza permette di immaginare uno scenario esterno devastato, senza possibilità di libertà o felicità. Il personaggio di Candidinha, interpretato da Jeanne Moreau, ripete costantemente di essere senza un soldo.
La stanza in cui Gebo e l'ombra è ambientato è anche il prezzo che Gebo deve pagare per la sua onestà: un carcere quotidiano e noioso. A differenza del padre, João rivendica una vita libera. Nel dilemma morale che i personaggi vivono non c'è nulla di semplicistico o di scontato. Gebo è ad esempio fedele ai suoi principi ma mente alla famiglia e, soprattutto, a sua moglie. Finisce anche con il sacrificare la sua esistenza con una menzogna ma il valore del suo gesto, più che un sacrificio, sembra essere una forma di egoismo. Il figlio, invece, non è rappresentato come un semplice criminale o come un ladro senza scrupoli disposto a depredare anche la sua stessa famiglia. Come lo descrive Oliveira, è un rivoluzionario che mette in discussione i principi che governano la società. Entrambi, però, fanno confusione tra i valori morali e quelli monetari, fonte o conseguenza di tutti i loro problemi.
Note
Si discute d’etica all’epoca della crisi economica, si svestono bugie e le si reindossano perché necessarie, in questo film parlato memore dell’economia estetica del muto, composto da tableaux vivants che sospendono il reale nell’apologo morale, abitato dai corpi monumentali di attori che sembrano spettri leggiadri e inquietanti, strani casi d’Angelica, ombre proiettate dal nostro presente. Ultimo dei primitivi e primo dei moderni, De Oliveira sa sempre essere contemporaneo. Adattamento dell'omonimo testo teatrale di Raul Brandao.
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