Regia di Stéphane Aubier, Vincent Patar, Benjamin Renner vedi scheda film
Monique Martin, in arte Gabrielle Vincent, ha realizzato diversi brevi libri illustrati sull’orso Ernest e la topolina Celestine. Daniel Pennac, amico dell’autrice scomparsa nel 2000, li definisce «piccoli momenti ideali in una relazione tra adulti e bambini, fatti minuscoli che sono il Paradiso nel rapporto tra un genitore e il figlio». La trasposizione di Ernest & Celestine in acquerelli animati, di un regista esordiente affiancato dagli autori di Panico al villaggio, è curata proprio da Pennac che ne ha scritto soggetto e sceneggiatura e, per arrivare alla struttura di un lungometraggio, ha dovuto prendere una strada diversa: «Raccontare l’inferno che i due personaggi attraversano prima di giungere a questo rapporto paradisiaco». Celestine viene fermamente educata a temere gli orsi e a diventare dentista; Ernest discende da una stirpe di giudici e avrebbe dovuto seguirne le orme, invece è un musicista di strada e all’occasione pure un clochard. La loro amicizia non è solo quella tra età diverse, ma anche tra razze differenti e sovverte i pregiudizi oltre ad allarmare le forze dell’ordine. Entrambi sono infatti inseguiti dalla rispettiva polizia, con masse ottuse di agenti che avanzano come una marea, e la cattura sfocia in un duplice processo, dove la paura si fa persecuzione. In questa fiaba non ci sono un orco o una strega, bensì istituzioni a cui ribellarsi, come forse poteva succedere solo nel Paese della Rivoluzione.
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