Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
L'irreprensibile professor De Francesco viene trasferito, da un paesino siciliano, a Roma. Il suo stipendio è magro e deve mantenere moglie e figlia, che per giunta sta per sposarsi, perciò accetta la proposta di una retribuzione extra da parte del disonesto sindaco del paesino affinché De Francesco vada a spronare in sua vece l'avanzamento di una certa pratica in giro per ministeri. Inorridito, il professore non cava un ragno da un buco e il sindaco è costretto a salire di persona nella Capitale per perorare la sua causa, sganciando una grossa mazzetta. Nel frattempo, privato del compenso extra e preso dalla disperazione, il professore si lascia corrompere con due lire.
È il cinema di Luigi Zampa, questo: e all'ennesima potenza. Pure in uno dei suoi titoli meno celebri – sicuramente più clamore ha ottenuto Anni difficili (1948), a cui naturalmente questa pellicola si ispira – il regista impone il suo marchio di cinema 'civile' e di forte critica sociale sotto forma di commedia, suggerendo risate e riflessioni. Anche in questo caso la satira di Zampa si scaglia contro la corruzione nella pubblica amministrazione, dagli uscieri fino ai ministri della Repubblica, ricordando però che la differenza tra le due categorie non sta solo nella tipologia di somma richiesta per oliare i meccanismi – minuscola per i primi, abnorme per i secondi – ma anche e soprattutto nel fatto che i poveracci vanno in galera e i potenti no. La morale è sconfortante e la svolta drammatica nel finale è netta, ma la linea logica del film rimane perfettamente integra nonostante il drastico cambio di passo; in tutto ciò la recitazione compassata del Nino Taranto drammatico supera di gran lunga quella un po' troppo macchiettistica del protagonista nel resto dell'opera, quando è chiamato a una performance più leggera e spensierata. E queste due ultime annotazioni sono forse la più piacevole e la meno piacevole di tutto il lavoro, che è per il resto scritto con una cura ineccepibile (sceneggiatura del regista, di Sergio Amidei, di Vitaliano Brancati e di Vincenzo Talarico: team formidabile) e confezionato con grande mestiere da tecnici esperti come il montatore Eraldo da Roma e il direttore della fotografia Aldo Tonti. Si aggiungano i nomi di Piero Gherardi per le scenografie e di Nino Rota per la colonna sonora, e si intuirà perché Anni facili risulta un prodotto di facile fruibilità ancora oggi. Naturalmente lo è anche grazie al cast, che vede accanto a Taranto, tra gli altri, Gino Buzzanca, Clelia Matania, una giovanissima Giovanna Ralli, Gabriele Tinti e Alda Mangini, con parti minori per Domenico Modugno e per Billi e Riva che interpretano sé stessi. Curiosità: tutti e tre gli assistenti alla regia esordiranno presto o tardi dietro la macchina da presa, avendo una discreta carriera: Leopoldo Savona, Nanni Loy (già autore di qualche corto) e Paolo Bianchini. 6/10.
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