Regia di Elisa Fuksas vedi scheda film
Nel secondo mediometraggio di Elisa Fuksas c’è un buon cast e qualche rarissima trovata: troppo poco perché non si cada (e la regia flemmatica non aiuta) in 80 minuti di noia e di tronfio autocompiacimento.
Un’estate (ancora) e poi Nina deciderà se diventare finalmente grande.
Ecco il quid di “Nina”, seconda opera di Elisa Fuksas, il cui esito arriva alla fine di 80’ scarsi fatti di silenzi prolungati, strade desolate, rapporti eterei se non inumani, scene apparentemente fini a se stesse, fatti di bimbi che sbagliano le doppie in quarta elementare ma ne sanno in fatto di filosofia, di vecchi napoletani (Ernesto Mahieux) esperti di cinese, di grotteschi pretendenti con tanta pazienza e pochi attributi. Quello di “Nina” per di più è un esito scontato e che non lascia nulla. Una volta inquadrati dopo pochi minuti di visione i problemi della protagonista (una brava Diane Fleri), il resto è stanchezza visiva, tra elucubrazioni registiche e la ricerca disperata (e senza esito) di un briciolo di umanità nei rapporti tra i protagonisti. E nemmeno una prova corale piuttosto positiva (nel cast anche l’ottimo Luca Marinelli) o qualche trovata di livello salva il film da un giudizio desolatamente impietoso.
Quattro attori, tre location non significano necessariamente minimalismo o pulizia. Anche con quattro attori e tre location la Fuksas dimostra come si possa fare un film tronfio. Tronfio di quella spocchia che non si addice nemmeno a chi ottiene il riconoscimento del Ministero e il placet di Mamma Rai. Per lo meno dura poco, e non poteva essere altrimenti, considerato che la regista sembra davvero non aver nulla da dire.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta