Regia di Elisa Fuksas vedi scheda film
In un’estate che dicono caldissima eppur fatica a traspirare, la giovane Nina va a vivere in periferia e scopre di non avere un centro. All’Eur, quartiere mai come qui fantasmatico, la ragazza si trasferisce per prendersi cura di un cane depresso e di un criceto sovrappeso: l’eredità di un caro amico partito per le vacanze. Le giornate di Nina hanno il ritmo di una villeggiatura permanente. L’esodo agostano ha lasciato aperta qualche pasticceria e una scuola di musica pressoché deserta, dove lei dà lezioni di canto anche ai casi più disperati. Nel resto del tempo (molle come le torte-gelato di cui si nutre con generose cucchiaiate), tenta svogliatamente di imparare il cinese da un eccentrico sinologo napoletano. Il quale le insegna che «prima di un grande inizio dev’esserci caos». Elisa Fuksas, figlia dell’archistar Massimiliano, trasgredisce la regola e firma un’opera prima in flemmatica sospensione. Vorrebbe ritrarre l’indecisione di una generazione che non sa ascoltarsi, ma alza il volume sul sottofondo classico e sbarra ogni tentativo di fuga reale con soluzioni registiche trasognate quanto pretenziose. Emula di Amélie Poulain ma povera d’entusiasmo, la sempre deliziosa Diane Fleri percorre in Vespa una Capitale tediosamente geometrica, portandosi dietro un guerriero di terracotta cinese: protagonista di una fiaba velleitaria che incarta - letteralmente, con gli origami - il patrimonio architettonico romano e infiocchetta la letargia di personaggi volatili in confezione surrealista.
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