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Che casino... con Pierino!

Regia di Bitto Albertini vedi scheda film

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La recensione su Che casino... con Pierino!

di mm40
2 stelle

Il 1982 è stato l'anno d'oro per Pierino: il personaggio, nato l'anno precedente nel film Pierino contro tutti, per la regia di Marino Girolami e con l'interpretazione di Alvaro Vitali, nel corso di un solo anno è stato recuperato e riadattato in ogni salsa, complice anche la totale libertà d'azione che un film improntato sulle più popolari barzellette poteva lasciare. Il discolo impenitente è tornato a essere raffigurato da Vitali (Pierino medico della Saub, Pierino colpisce ancora) e in una sola occasione a testa da Maurizio Esposito (Pierino il fichissimo), Giorgio Ariani (Pierino la peste alla riscossa), Marina Marfoglia (nella versione al femminile intitolata Quella peste di Pierina) e infine, in questo che è il meno noto in assoluto di tutta la saga, da Roberto Gallozzi. Belloccio e per nulla comico a livello fisico, Gallozzi è anche limitato come attore: se il prodotto parte con infime potenzialità, comunque non va molto oltre a esse; fra gli altri interpreti l'unico degno di nota è il caratterista Nino Terzo, barista perseguitato dagli scherzi triviali dei fratelli Martana, Marcello e Luciano. Fra i tanti titoli trash del cinema nostrano di quel periodo, Che casino... con Pierino! merita senz'altro la sottolineatura come uno fra i più volgari in assoluto: le oscenità vengono scagliate a raffica sullo schermo con una normalità e una semplicità invidiabili, sostituendo in larga parte il ruolo sostenuto dalle scene sexy nelle pellicole con protagonista Vitali (scene che comunque qui non mancano, seppure rade). Perfino la colonna sonora di Nico Fidenco è disastrosamente volgare: il tema del film utilizza una parolaccia per ogni verso, suscitando probabilmente isteriche risa nell'infantile smania coprolalica, ma solamente preoccupato imbarazzo nello spettatore adulto. 1/10.

Sulla trama

Ragazzino irrequieto, Pierino lascia la scuola per darsi al lavoro: ne cambia mille, finendo poi a fare il cameriere in un bar i cui clienti sono degni delle peggiori barzellette.

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