Trama
Marc Marronnier, critico letterario di giorno e giornalista di cronaca mondana di notte, è pienamente convinto che l'amore con la a maiuscola duri solamente tre anni. La certezza gli deriva dalle sue esperienze e dal matrimonio con l'ex moglie Anne, da cui ha appena divorziato. Ha anche scritto un manuale per dimostrare la sua tesi ma viene smentito dall'incontro con Alice che, divenendo la sua amante, rimette in discussione tutto ciò che ormai aveva dato per assodato sull'amore, sul sesso e sui legami affettivi.
Approfondimento
REGISTA DEL PROPRIO LIBRO
Per il suo esordio da regista, Frederic Beigbeder porta sullo schermo uno dei suoi libri campioni di vendita in Francia (un altro era invece al centro di 99 francs), evitando così il rischio di essere accusato di tradimento rispetto all'opera originale e di divenire ridicolo misurandosi con un mestiere che non gli competeva. Il primo film rappresenta per molti un traguardo da raggiungere e, per non bruciarsi la carriera di regista sul nascere, Beigbeder ha optato per il genere che meglio conosceva, la commedia romantica, che in fondo prevede uno schema della narrazione dai canoni sempre uguali: un uomo disilluso incontra una donna e se ne innamora, litigano per una controversia, si separano e infine tornano insieme. In mezzo a ogni macrosequenza è, però, possibile sbizzarrirsi in totale libertà nel raccontare gli avvenimenti che occorrono.
Poiché trasferire un proprio libro è un'operazione ritenuta da molti facile, lo scrittore si è ritrovato per le mani quello meno "sceneggiabile": L'amore dura tre anni è, infatti, una sorta di diario quotidiano, pieno di aforismi cinici e provocatori, scritto in un momento di malinconia e pessimismo conseguito al divorzio di Beigbeder dalla moglie. Opzionato già cinque anni prima da un altro tandem di produttori per una trasposizione filmica, il progetto si era poi arenato e solo casualmente è finito nelle mani di Beigbeder che, restio in un primo momento ad accettarne la regia, ci ha messo un paio d'anni per trovare la chiave giusta per realizzarlo.
IMPROVVISAZIONE DIGITALE E GLAMOUR
Megalomane per sua stessa definizione, Beigbeder ha scritto una sceneggiatura che gli permette di amalgamare la vicenda di due innamorati con una storia sul mondo della letteratura e sulla professione di scrittore, rendendo il protagonista un critico letterario alle prese con il machiavellico mondo dell'editoria per raccontare di episodi reali di cui non aveva invece mai parlato nei suoi precedenti libri. Provenendo anche da esperienze di regia sia televisiva che pubblicitaria, Beigbeder ha lavorato su uno storyboard con pochi dettagli e ha richiesto agli attori di improvvisare durante molte scene, in modo da rendere più veritiere le situazioni comiche in cui si ritrovano, consapevole del fatto che la commedia è fatta di veloci e istantanei botta e risposta, collegati da meccanismi di azione/reazione.
Per non far lievitare le spese, poi, su suggerimento di Maiwenn Le Besco e Gaspar Noé, ha girato il film in digitale - usando per i titoli di testa e alcune scene notturne una Canon 5D mentre il resto del film è ripreso con una Alexa, una piccola telecamera con una resa straordinaria - e si è avvalso di un primo assistente come Emilie Cherpitel, in precedenza assistente di regia di Wes Anderson e Sofia Coppola. Al direttore della fotografia Yves Cape, collaboratore storico di Bruno Dumont, ha richiesto poi di conferire al film un particolare alone di glamour che coniugasse le atmosferedi Colazione da Tiffany (1961) e di Alta fedeltà (2000) con quella della serie tv Mad Men, ricollegandosi in questo modo a una tradizione di cinema chic che si è persa nel tempo e che invece aiuta il pubblico a fantasticare.
EFFETTI SPECIALI SULLA POLE DANCE
Cercando di mantenere il giusto equilibrio tra commedia e romanticismo, senza eccedere con i toni sdolcinati o con il cinismo misogino, la sceneggiatura ha dovuto trovare la giusta chiave di lettura sul rapporto di coppia e su un tema alquanto abusato come il sesso, riportando l'argomento a una dimensione più misteriosa e da sogno per evitare di cadere nel già visto, ricorrendo all'uso anche di alcuni effetti speciali divertenti come accade, ad esempio, durante la scena della pole dance in un locale di striptease, dove per magia tutte le ballerine, cameriere e hostess hanno il volto dell'attrice protagonista Louise Bourgoin.
Le musiche di Martin Rappeneau, che accompagnano il protagonista Michel Legrand risuonando come un mix tra la colonna sonora de Il caso Thomas Crown (1968) e Les parapluies de Cherbourg (1964), aiutano lo spettatore a giocare con la memoria, a lasciar impresso un momento del film piuttosto che un altro per ricordarsene in maniera proustiana in un secondo tempo, quasi come fosse un frammento di Io e Annie (1977) di Woody Allen.
Note
Beigbeder, con la sua estetica cinica e sorniona (sguardi in macchina, ghiribizzi grafici, tono ludico costante), non ha il coraggio di uscire dello stallo dell’ironia post tutto, e il film ci illude soltanto di accettarsi per quel che è: una commedia sentimentale. Così nichilista da non dire nulla, ma un nulla cool e seducente, che sa vendersi come acuto, che cita Bukowski, guarda a Sacha Guitry e a Woody Allen, ma finisce per essere al massimo la possibile bella copia di un film di Fausto Brizzi.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Una porcheria come poche. Prevedibile presuntuoso. Un paio di risate non bastano per fare un film
commento di il drugo