Regia di Len Wiseman vedi scheda film
Poteva andare peggio. Nonostante l’inutilità insita nella definizione e nel concetto di remake, il “Total recall” di Len Wiseman si lascia guardare. Impossibile ambire oltre, soprattutto agli occhi di uno spettatore che ricordi l’originale firmato Paul Verhoeven. Esaurito l’effetto sorpresa del soggetto Dickiano fra crisi d’identità sci-fi e spy story paranoide, non resta altro che abbandonarsi alle nuove suggestioni visive degli scenari e al ritmo forsennato che si protrae per quasi due ore. Su questo versante siamo di fronte ad un buon prodotto d’intrattenimento, confezionato con cura e girato come si deve, curato nei minimi dettagli soprattutto per quanto concerne la nuova ambientazione (niente Marte ma Terra suddivisa in due confederazioni a causa della solita guerra chimica, variazione sostanziale del plot che alla fine poco influisce sulla narrazione) caratterizzata da un ingestibile sovraffollamento e quindi architettata in modo ascensionale. Una buona idea che si rifà alle metropoli asiatiche, ben sfruttata specialmente nelle incessanti scene d’azione che si dipanano per tutto il film e in tutte le dimensioni con tanto di varianti gravitazionali. All’ironia e alle “mutazioni” sociali rimane ben poco spazio mentre lo sfoggio tecnologico impera ed è qui che l’operazione si rivela in tutta la sua debolezza. Intrappolati in una sorta d’inseguimento perenne, i personaggi secondari si perdono nell’incalzare del ritmo così come i vari sottotesti vengono semplicemente accennati (l’oppressione imperialista, la ribellione, il controllo maniacale, lo stare al confine fra realtà e finzione) e alla fine il tutto pare ridursi ad un ipercinetico triangolo amoroso regolato a suon di sparatorie e coreografie marziali. Per carità, nulla di male, il cast è pure funzionale – la Beckinsale in primis furoreggia in inediti quanto sexy panni da villain – ma dalla rivisitazione di un cult ci si aspettava di più.
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