Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
AL CINEMA
"Caro, ma come mai ci sono tutte le finestre aperte?...."
Nel 1901 a Corleone una strage familiare perpetrata si danni degli Andolini, costringe il piccolo Vito a fuggire in extremis in America, ove verrà confinato a Ellis Island per curare il vaiolo contratto nel viaggio in nave.
Nel 1958 Michael (Al Pacino) il figlio di Vito, ribattezzato quest' ultimo ufficialmente Corleone come il paese d'origine al momento dell'accoglienza in America dall'ufficio immigrati, è il boss della famiglia e colui che è destinato a prendere le redini del patrimonio e delle attività del padre defunto pochi anni prima.
Anche per riguardo nei confronti della tenace consorte (Diane Keaton), Michael ha intenzione di continuare gli affari e le gestioni iniziate dal padre, ma arrivando a ripulirsi e a trasformarle in attività legali grazie anche alle abili doti del fido avvocato Tom Hagen (Robert Duvall).
Ma troppi lo vogliono morto, sia politici locali corrotti e vendicativi, sia imprenditori concorrenti, senza contare che i fratelli sopravvissuti sono o come Connie (Talia Shire) indebitati sino al collo e prosciugati da amanti di circostanza, o gelosia e propensi al tradimento , come avviene al fratello maggiore Freddo (John Cazale).
"La tua famiglia porta ancora il nome dei Corleone. E tu devi sempre portare rispetto per le cose della famiglia." "Quando tentarono di uccidermi, fosti tu a tradirmi.
E m'hai spezzato il cuore."
Nel frattempo il duo Coppola/Puzo ci fa rivivere l'irresistibile ascesa del giovane Vito Corleone, che ha volto e corpo di un giovane, magnifico Robert De Niro.
In sala per poco tempo ecco un altro gioiello restaurato imperdibile. La grandezza di questa memorabile seconda parte che, pur orfana di Marlon Brando per esigenze di sceneggiatura, si rivela ancora migliore del già memorabile primo capitolo, sta nell aver saputo raccontare l'epopea dell'ascesa dei Corleone con una narrazione che procede avanti con le vicissitudini di Michael (Al Pacino è gigantesco e con uno sguardo implacabile come una lama d'acciaio), ma anche indietro, raccontando le gesta di gioventù e l'ascesa di Vito (Robert De Niro, eccezionale e premio Oscar doveroso).
Tale padre, tale figlio, determinati a trattenere coi denti e a qualsiasi prezzo il potere che ha risarcito il primo di una drammatica infanzia insanguinata e violenta, e che ha reso il secondo il solo, unico degno capostipite del "padrino", nonché l'unico in grado di accollarsi quella impegnativa eredità paterna fatta di commerci al limite della legalità, gestendola con destrezza e polso fermo, e tentando di sanarla più per questioni di unità familiare che di coscienza. Pioggia di nomination e comunque ben 6 Oscar a favore di un film memorabile che scorre veloce nonostante le quasi tre ore e venticinque, e si rivela uno dei vertici artistici assoluti di uno dei più grandi cineasti di sempre.
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