Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Francis Ford Coppola si aggira con la sua cinepresa per gli ambienti del potere mafioso con asciuttezza e circospezione, riuscendone a carpire abilmente le movenze, le pulsioni e i soprassalti.
Invece di perdersi nell'inutilità di movimenti di macchina virtuosi e accessorie divagazioni sociali e psicologiche, Francis Ford Coppola (che allora era semisconosciuto e poco più che trentenne) si aggira con la sua cinepresa per gli ambienti del potere mafioso con asciuttezza e circospezione, riuscendone a carpire abilmente le movenze, le pulsioni e i soprassalti e lasciando scaturire la tensione dalla nuda evidenza delle frasi e delle azioni. È così che l'ascesa repentina di Michael Corleone (il primo personaggio di rilievo di un alquanto raggelante Al Pacino), deciso a tenersi alla larga dagli affari criminali del padre don Vito ma che poi, una volta entrato nel giro dei favori e dei privilegi malavitosi, ci prende gusto, accoglie in sé i connotati di un'infezione batterica invisibile: difatti, se l'anziano patriarca e genitore rimane stabilmente ancorato a presunti valori di umanità (si oppone all'incipiente commercio della droga e idolatra la "famiglia", che include tuttavia tirapiedi e lacchè), suo figlio, a diretto contatto col torbido mondo da sempre rifuggito, diviene addirittura più aggressivo, spietato e sanguinario del vecchio Padrino. Il tenue seppiato di Gordon Willis in fotografia e l'opulenza di set e costumi accentuano l'aura di mito che avvolge le vicende narrate su carta da Mario Puzo (che firma col cineasta la sceneggiatura), ma l'epico è sottilmente destabilizzato dal quotidiano, come nell'agguato a don Vito che accasciandosi rovescia le arance del fruttivendolo e poi nell'infarto che lo coglie rincorrendo il nipotino fra le piante di pomodoro, due scene di culto di un imbattibile capolavoro (in coppia col suo sequel), fondatore di luoghi comuni replicati all'infinito. Leggendario Marlon Brando, che acchiappa l'Oscar (ma senza ritirarlo, per protesta) gonfiandosi la bocca di cotone. Sonny (Santino) è James Caan, la moglie americana di Michael è Diane Keaton.
Il celeberrimo motivetto di Nino Rota è da lui ripreso da quelli composti tempo prima per Fortunella.
♥ Film STRAORDINARIO (10) — Bollino ROSSO
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