Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Fenomenologia di una famiglia mafiosa e del sottobosco che gli gravita attorno, fra anni ’40 e ’50. È in sostanza la storia di un travagliato ricambio generazionale: il boss, rimasto cocciutamente fedele ai vecchi metodi e riluttante a farsi coinvolgere nel traffico di droga, cede la mano non all’erede designato ma al figlio minore, che in guerra aveva imparato a uccidere e in pace a dissimulare; il passaggio dalla fase artigianale a quella imprenditoriale va di pari passo con lo spostamento della famiglia da New York a Las Vegas, appena sorta e già diventata paradiso dei traffici illeciti. Nonostante la memorabile interpretazione di Marlon Brando il protagonista è già Pacino, che ha il personaggio di maggiore spessore: da principio un giovane sorridente e rilassato, che osserva con una certa ironia (ma senza mai prenderne le distanze) gli strani comportamenti dei suoi parenti, col tempo diventa un campione di machiavellismo dall’aria impenetrabile. Ma è anche un film con tante storie dentro, specialmente quelle collaterali: l’avvocato Robert Duvall, con il suo sofferto senso di appartenenza al clan, e Diane Keaton, che preferisce non porsi troppe domande sulle attività del marito e alla fine rimane chiusa fuori della porta. Unico difetto, la parentesi siciliana: a parte gli eccessi folkloristici, non è verosimile che Pacino, che ha lasciato una fidanzata in America, decida di sposare una ragazza subito dopo averla incontrata.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta