Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
VOTO 10/10 "Il padrino" di Coppola è diventato un film dal valore archetipico, riconosciuto ampiamente come il miglior film gangsteristico della storia del cinema e come uno dei capolavori indiscussi della settima arte. Tuttavia, quando uscì ci furono numerose voci che si espressero in maniera fortemente critica verso l'opera del regista italo-americano, soprattutto in Italia. Secondo Giovanni Grazzini "Il padrino è un film di modesta qualità, in qualche parte addirittura mediocre, e dove hanno scialbo risalto sia gli elementi che davano al romanzo qualche sapore di inchiesta sociale sulla mafia, sia le prime ragioni della sua popolarità (...) è appena un epigono del cinema nero statunitense degli anni Trenta, un rosario di ammazzamenti recitato tenendo d'occhio il fascino che il male esercita sulle folle". Secondo Tullio Kezich "Il padrino, esaminato al di fuori del cancan pubblicitario che ne ha fatto un avvenimento mondiale, non è che un condensato di luoghi comuni sui gangster italo-americani virtuosi in famiglia e feroci sul lavoro. Non arrivando neppure alla caviglia di un classico come Scarface, fa rimpiangere anche film molto più modesti. È fiacco nel ritmo, sceneggiato in maniera confusa, reticente: non nomina mai la mafia né Cosa Nostra, non osa diffondersi sulle coperture politiche del protagonista e spara bordate solo contro Frank Sinatra". Secondo Alberto Moravia "il film, sul piano documentario e sociologico è una completa e sfacciata falsificazione(...) Alla fine la falsificazione di Coppola consiste prima di tutto nell’idealizzazione sentimentale di un ambiente sociale orrendo; e in secondo luogo nell’avere isolato la sottocultura italo-americana, senza mostrarcela nel più vasto contesto della cultura statunitense, di cui essa costituisce soltanto un ristretto e probabilmente effimero ibridismo. (...)Intanto, però, nel film di Coppola l’ibridismo è mascherato sia attenuandone i caratteri malsani e grotteschi, sia ricorrendo alla “copertura” cattolica senza dirci che anche la Chiesa, a Brooklyn, partecipa della stessa deformazione ambientale". Queste critiche negative avevano finito per predispormi con molti pregiudizi verso il film, trovando difetti che, a ben guardare, sono poco rilevanti. Infatti, Il padrino si lascia ammirare principalmente per il grandioso quadro ambientale, dove a mio modesto parere non c'è la compiacenza per i criminali che alcuni vi hanno rinvenuto, l'interpretazione eccezionale di un cast divenuto leggendario e il ritmo sostenuto dato al film da una regia di grande vigore, che inaugura con questa pellicola una delle saghe più importanti dello schermo. Le scene memorabili sono numerose, dall'inizio con la festa nuziale in cui il Padrino riceve privatamente i suoi "clienti", alla guerra tra le famiglie mafiose con il pezzo d'antologia dell'uccisione di Sollozzo nel ristorante, dalla morte di don Vito mentre gioca in giardino col nipote alla scena del battesimo montata in parallelo con la strage di tutti i principali nemici della famiglia (uno dei più potenti esempi di montaggio alternato nel cinema degli anni Settanta). Marlon Brando riempie la scena con autorevolezza in un'interpretazione giustamente premiata con l'Oscar, mentre Al Pacino è già il mostro di bravura che conosciamo, nonostante sia soltanto agli esordi; molto buone anche le interpretazioni nei ruoli di contorno di James Caan, Robert Duvall, Diane Keaton e John Cazale. Qualche eccesso di isteria a tratti (ad esempio la scena di Gianni Russo che picchia Talia Shire), ma la violenza non è mai gratuita e diviene necessario complemento dell'azione, come in Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese. Le sequenze ambientate in Sicilia sono state generalmente considerate troppo stereotipate, ma forse è inutile andare a cercare il pelo nell'uovo, quando questi elementi folcloristici rientrano in una rappresentazione della realtà mediterranea filtrata con occhi americani, che cercano di risalire alle origini di un fenomeno di terribile evidenza sociale come quello mafioso. Eccezionale fotografia di Gordon Willis e musiche di Nino Rota che "riciclano" la colonna sonora di Fortunella di Eduardo De Filippo (che non ho visto). Enorme successo di pubblico in tutto il mondo.
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