Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Monumentale ed avvincente. Romanzone infinito (quasi tre ore di durata) con protagonisti mitologici (Brando e Pacino) ed una regia egregia, all'altezza della situazione. I film di/sulla mafia cominciano realmente qui; innumerevoli parole sono state già spese su questo film, la cui visione, per quanto lunghetta, non è eccessivamente pesante per i motivi di cui sopra, nonchè per l'ottimo ordine logico e la suddivisione intelligente delle sequenze: si comincia con Vito protagonista e piano piano si inserisce sempre più prepotente il ruolo di Michael, che alla fine del film risulterà essere il protagonista effettivo; c'è lo stacco verso la metà con la parte 'siciliana' della storia; c'è tanto sangue e non possono mancare tutti i clichè della mafia (dal rito del pranzo alla religiosità esasperata, dai cinici massacri alla misoginia, ai poliziotti corrotti e così via). Ma fino al 1972 un film di questa entità - colossale - sulla malavita non si era ancora visto. Onore al merito.
Gli ultimi anni della vita del boss malavitoso italoamericano don Vito Corleone, detto il Padrino. Incontrastato capomafia, ha una vasta schiera di protetti parallela a quella dei nemici, è spasmodicamente attaccato ai figli Santino, Connie e Michael, sopravvive ad un attentato ed infine riesce a pacificare la situazione con le famiglie rivali, ma non prima di aver perso Santino. Richiama quindi a sè Michael, nel frattempo riparato in Sicilia dopo aver eliminato il rivale che aveva tentato di assassinare don Vito. Il quale muore di infarto, mentre Michael (sposatosi già in Sicilia, ma rimasto vedovo subito dopo) si risposa ed ha un figlio: la dinastia prosegue con la sua guida. La prima mossa è quella di eliminare fisicamente i rivali, anche se questo comporta uccidere pure suo cognato, l'uomo che ha sposato Connie.
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