Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
AL CINEMA - edizione restaurata per il 50° ANNIVERSARIO
Il senso della riconoscenza per Don Vito Corleone (Marlon Brando, premiato inevitabilmente con l'Oscar per questa sua superba interpretazione) vale più di qualsiasi altro "business" sul mercato, e come valore morale questo aspetto sta dietro solo a quello della famiglia.
Pure il giorno in cui la famiglia del celebre boss è impegnata a celebrare il matrimonio della figlia di Don Vito (Constanzia, interpretata da Talia Shire, futura Adriana di Rocky), costui deve alternare i momenti conviviali e quelli in cui presenzia alle foto di circostanza, ad altri cin cui si ritira nel suo ufficio casalingo, per ricevere coloro che chiedono udienza per favori, necessità e richieste di ogni genere.
Ma al becchino a cui alcuni ragazzacci hanno percosso con violenza la figlia illibata, così come al non più giovanissimo cantante melodico che ora tenta di riciclarsi sfondando nel cinema, il favore va concesso solo se costoro, oltre a predisporsi solennemente a rendersi utili in futuro in caso di necessità, manifesteranno al Don Vito quel senso di riconoscenza e di devozione che lo convincerà a dedicarsi alla loro causa.
Nell'immediato dopoguerra, quando le famiglie mafiose iniziavano a guardare con interesse anche il mercato degli stupefacenti, allarmando i vecchi saggi come il nostro Don Vito, l'anziano boss si trova a dover pensare alla sua successione.
Ma se il primogenito Fredo (John Cazale) non ha la stoffa per dirigere con l'autorevolezza di suo padre, se il tenace Santino/Sonny (James Caan)è troppo impulsivo per farsi cadere addosso tutta la responsabilità del clan, Tom Hagen(Robert Duvall) sarebbe il più dotato ed adatto, ma rappresenta solo affettivamente un figlio per lui, ma non certo di sangue in quanto adottato e di origine irlandese, ecco che i destini della famiglia devono poter contare su quel figlio che lo stesso boss aveva inteso lasciar libero affinché maturasse una propria esperienza che lo formasse.
Per questo Michael Corleone (Al Pacino), fino a poco tempo prima soldato decorato durante la Seconda Guerra Mondiale, e ora ragazzo incerto che pensa ad innamorarsi della bella e dolce maestrina Kay Adams (Diane Keaton), viene poco per volta introdotto in quel mondo che il ragazzo aveva sempre cercato di tenersi distante, o di eventuale riserva.
La lotta tra le famiglie mafiose più altolocate diventa un epicentro di attentati e Don Vito ne scampa per un soffio uno dal quale sopravvive a stento. Michael, pur inesperto ed impreparato, saprà salvare il padre, la famiglia e pure l'onore, pagando il prezzo di un lungo esilio nella natia terra sicula, ove si sposerà e diverrà presto vedovo, ma corroborato per far rientro in patria e dimostrare di essere il degno erede di cotanto padre.
Le tre ore di questa versione accuratamente restaurata e riproposta saggiamente in v.o. per le celebrazioni del 50° anniversario dall'uscita nelle sale americane, volano via in modo sorprendente.
Rivedere Il padrino in una sala cinematografica è un'occasione che merita anche un grade sacrificio di chilometri per raggiungere la sala lungimirante che sceglie di programmarlo.
Francis Ford Coppola dirige il suo primo capolavoro, seguito due anni dopo dal secondo atto, pure quello un vero gioiello- e forse, se possibile, anche di più.
Marlon Brando dà vita ad una delle sue più magistrali interpretazioni, forte dei suoi vezzi (la mascella resa importante si dice grazie a fiocchi di cotone posti all'interno della bocca), della sua gestualità quasi rallentata e per questo solenne (il dito mignolo che sfiora il labbro inferiore nel famoso gesto all'inizio del film), riuscendo a costruire un personaggio davvero singolare che, tuttavia, non degenera mai nella caricatura, nonostante poi il suo personaggio sia assurto al ruolo di vera maschera popolare.
Ma Al Pacino, col suo sguardo penetrante, occhio liquido e indagatore, non gli è certo da meno, così come il cast grandioso (di cui fanno parte pure attori italiani come il grade Saro Urzì, Simonetta Stefanelli, Angelo Infanti e Franco Citti) che compone un lavoro di perfezione magistrale.
La regia di Coppola assicura ritmo e tensione, oltre che una scenografia grandiosa. Elementi che rendono la vicenda veloce e attanagliante, forte dei suoi eccessi e della ferocia che contraddistingue la vita delle famiglie protese a contendersi il mercato dell'illegalità nella Grande Mela.
Memorabile il motivo musicale di Nino Rota, che si prende cura di tutta la colonna sonora, premiata con uno dei 5 Golden Globe.
10 candidature Oscar, 3 premi conquistati: Miglior film, attore protagonista, e sceneggiatura non originale, essendo tratta dall'omonimo famosissimo romanzo di Mario Puzo, che ha anche collaborato all'adattamento assieme a Francis Ford Coppola.
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