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Il padrino

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su Il padrino

di Immorale
10 stelle

Difficile, dopo 40 anni, scrivere qualcosa di nuovo sul capolavoro di Coppola, vera bibbia per tutti i classici “Mafia Movies” che verranno; ciò mi ha sempre frenato dallo scrivere un’opinione su un film famoso e imprescindibile. La riproposizione di Rai 4 (e l’ennesima visione) mi ha permesso, a distanza di anni, di apprezzarne ancora la classe cristallina della messa in scena registica, la prova superlativa degli attori protagonisti e dei grandissimi comprimari, essenziali per tratteggiare un affresco mafioso di potenza ancora insuperata. La lunga sequenza iniziale, ove facciamo la conoscenza del padrino (interpretato da un Marlon Brando in stato di grazia) ha una maestosità ancora insuperata, perfetta simbiosi tra tradizionalismo atavico e ruvidezza moderna, seppur con leggi formali antiche (il potente che riceve i “questuanti”). La mia attenzione, questa volta, si è concentrata maggiormente sulla capacità di Coppola di ben definire l’importanza della ritualità mafiosa (matrimoni, funerali e battesimi), visione ancora attuale e persistente in alcune sacche di “arretratezza” umana. In Italia, soprattutto; pochi giorni dopo la visione ho, infatti, avuto la sfortuna di partecipare ad un funerale di un amico di famiglia nel paesino natale di mia madre, tra le montagne aquilane. Ebbene, seppur ovviamente in maniera meno enfatica, ho avuto modo di confrontarmi con gli stessi sentimenti e ipocrisie, le stesse immancabili (anche da parte mia) considerazioni in un momento cardine della (fine) vita di un uomo. Con la necessità, tutta umana, di mettere dei paletti al proprio percorso terreno, di confrontarsi con gli altri per stabilire (o confermare) abboccamenti e gerarchie, operazioni più evidenti in una realtà ancora principalmente contadina e legata indissolubilmente alle proprie tradizioni.  Tornando al film, ho avuto modo, ahimè, di notare dei difetti che mi avevano disturbato altre volte ma che non ero mai riuscito a focalizzare: tutta la sequenza siciliana (al contrario di quel che avverrà nel secondo capitolo) mi è apparsa si suggestiva ma pleonastica e completamente slegata (consapevolmente o no) dalla trama principale. Mi spiego meglio: Michael, esiliato in Sicilia, nonostante sia innamorato di un’altra donna, in men che non si dica si sposa, resta vedovo e poi ritorna in America come se nulla gli fosse accaduto (e la “famigghia” ?). Altro piccolo difetto, collegato a quello appena citato, mi è apparso il (troppo) repentino cambiamento "comportamentale" del personaggio interpretato sempre da Al Pacino: senza apparente motivazione, se non il desiderio di vendetta, si trasforma in un crudele killer e in un boss cinico e spietato, pronto a passare sopra a chiunque gli si opponga. Si potrebbe pensare ad un caso di ereditarietà genetica applicata al cinema, ma è più probabile, vista la tanta carne al fuoco della sceneggiatura, una perdonabile mancanza di approfondimento (ma il personaggio verrà “sviscerato” a dovere nell’eccezionale seguito).        
 

Sulla trama

Maestosa.

Su Francis Ford Coppola

Ottima.

Su Marlon Brando

Unico.

Su Robert Duvall

Eclettico.

Su Al Pacino

Mellifluo.

Su James Caan

Suscettibile.

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