Regia di Richard Elfman vedi scheda film
Forbidden zone, titolo da noi davvero poco frequentato, è stato invece per molti anni un vero e proprio "cult" delle notti americane (un pò alla The Ricky Horror Picture Show, tanto per intenderci). Il suo regista, Richard Elfmam, musicista, coreografo e filmaker californiano approdato anche al "Gran Magic Circus", lo definì a ragione un cartone animato umano. Si tratta in effetti di una strampalata storia surreale, funambolica e grottesca, che mischia molti generi, dal musical alla commedia satirica al cartoon, con un gusto perfido e satirico devastantemente caotico che la rende assurdamente geniale, o meglio un intelligente scherzo un pò goliardico realizzato però con gli stilemi canonici dell'avanguardia off-off-off Hollywood dei decenni a cavallo dei '70 e gli '80 del secolo scorso (ma non solo).
E' di scena nel film una famiglia molto "particolare" (quella degli Hercules) che vive in una casa davvero speciale che ha una cantina dalla quale è possibile accedere a una non meglio precisata "Sesta Dimensione" che si identifica in un universo (parallelo?) sotterraneo governato da un re nano ma... compensato da un attributo consistente e sempre in tiro che lo rende un infoiato "scopatore" che deve però fare i conti con una moglie gelosissima e una figlia ninfomane. Il re-nano rapisce per le sue brame, la bella Frenchine, che abita appunto al piano di sopra, e la storia comincia così a ingarbugliarsi con la famiglia che cerca di liberare la ragazza prima che avvenga la deflorazione in un nonsense generale esilarante e frenetico di situazioni assurde zeppe di "frizzi e lazzi", di fantasiosi numeri musicali e di gags che definire folli è quasi un eufemismo,che si alternano a disegni animati molto originali fra eccessi e trasformismi di ogni tipo ai quali è persino difficile stare dietro con coerenza tanto sembrano essere fuori di testa (c'è persino un insegnante travestito che in un ambiente scolastico altrettanto delirante, cerca di mantere l'ordine a colpi di mitraglia). Il risultato però è (a mio modesto avviso) strabiliante perchè Elfman con questo suo "pasticcio" fatto di immagini in frenetico e perenne movimento, riesce a combinare (rendendole perfettamente compatibili) le suggestioni delle avanguardie europee del novecento (prime fra tutte quelle del dadaismo) con l'altrettanto eterogeneo materiale denso di humour e anticonformismo, che trae origine dalla strampalata creatività californianadi quel periodo. Il cast altrettanto eterogeneo e folle - che comprende Susan Tyrell, Viva (icona della factory di Warhol), l'attrice e ballerina Marie Pascal Elfman (allora moglie del regista) e il fantasista parigino Hervé Villechaize (il nano priapico) - asseconda con spirito e disinvoltura questa che sembra diventare a tratti persino una specie di godibilissima parodia dei ben più drammatici Freaks di Browing sviluppata col ritmo scomposto degli Oingo-Boingo. La zona è proibita e divertente, insomma e si fa pienamente gustare se ci si lascia trascinare senza porre resistenza nel gorgo delle trovate e delle provocazioni....
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