Regia di Kimble Rendall vedi scheda film
Fa acqua da tutte le parti. Come un giocattolone già rotto. E non bastano lo squalo bianco che arriva quasi in faccia, il sangue e le teste dei cadaveri che galleggiano, effetti 3D che non stupiscono né fanno saltare. C’è sicuramente la mano di Russell Mulcahy, bella promessa australiana del cinema anni 80 (Razorback. Oltre l’urlo del demonio, Highlander. L’ultimo immortale) che poi non ha più mantenuto le promesse, qui cosceneggiatore e produttore esecutivo, forse la mente di un progetto che vuole rifarsi ai blockbuster statunitensi ma non ne possiede la compattezza e che al tempo stesso non ha neanche il coraggio di dirigersi verso quelle zone puramente splatter quasi da B movie. In una sonnolenta località della costa distrutta da uno tsunami, i superstiti di un supermercato se la devono vedere con un branco di squali affamati. Tra i sopravvissuti c’è Josh (Xavier Samuel, già passato per The Twilight Saga: Eclipse e Anonymous), che si è visto sbranare il suo migliore amico un anno prima. Il film di Rendall, che nel 2000 aveva diretto Cut. Il tagliagole con Molly Ringwald, non sa mai che strada prendere: horror, catastrofico, teen movie con siparietti da sitcom e film di rapina. Il supermercato non è mai opprimente (al contrario di The Mist di Darabont), i rumori annunciano il pericolo e poi si disperdono e, nel modo in cui è pompata, la musica sembra una parodia della colonna sonora di John Williams in Lo squalo. Citazione (in)volontaria?
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