Regia di Joe D'Amato vedi scheda film
Nel mare dei Caraibi una nave viene assaltata dai pirati. L'intenzione di un semplice saccheggio si converte in un rapimento dell'equipaggio a scopo di riscatto quando i banditi scoprono che quella è la nave dell'ambasciatore di re Carlo II d'Inghilterra.
Pronti, via: una procace donnina si denuda e salta sul letto a pasticciare con un prestante omaccione. Eppure doveva essere un film sui pirati. Ma niente paura: il regista David Hills è in realtà Joe D'Amato, che poi è in realtà - all'anagrafe - Aristide Massaccesi; in ogni caso la sostanza è che si tratta di uno dei massimi pornocineasti di sempre, cosa che spiega già tutto ciò che occorre sapere. I predatori delle Antille è un film d'avventura girato con meno di due soldi e con frequenti inserti erotici, oppure un film erotico abbastanza sfarzoso con frequenti inserti di scene d'avventura? Entrambe le cose, naturalmente; i mezzi a disposizione di Hills/D'Amato sono fortemente limitati e la sceneggiatura di Donna Dane non è esattamente un parto di originalità e colpi di scena fantasiosi; inoltre gli interpreti sono presi in blocco da qualche contemporaneo set hard situato nei dintorni (Anita Rinaldi, Venere Torti), con le conseguenze che si possono immaginare sul piano della recitazione. A voler essere sinceri, il sesso è sempre molto castigato: il massimo che si vede sono tette qua e là, neanche troppo spesso; colpisce comunque l'esibizione di seni plasticosi rifatti in un lavoro ambientato nel Seicento. D'Amato, come praticamente sempre, si occupa anche della fotografia. 1/10.
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