Regia di Marc Forster vedi scheda film
Zombi in salsa blockbuster, progetto fortemente voluto da Brad Pitt, che infatti si è ritagliato il ruolo di protagonista a tutto tondo (uomo di famiglia e di mondo), affidato a Marc Forster che dopo qualche passaggio a vuoto (il suo 007 è tra i meno riusciti) ritrova il gusto dello spettacolo abbinato a qualche contenuto più apprezzabile del previsto.
In una giornata apparentemente normale a Philadelphia Gerry Lane (Brad Pitt) si ritrova in mezzo ad un attacco di umani infetti insieme alla sua famiglia.
Riescono a mettersi in salvo, ma per garantire la sicurezza dei suoi affetti Gerry deve recarsi in Corea per scoprire da dove questo virus è nato; il suo viaggio sarà ben più travagliato e lo porterà, tra un pericolo ed un altro, in più mete alla ricerca di una soluzione.
Bastano giusto cinque minuti per scatenare il delirio, un innesco rapidissimo che non perde tempo con i convenevoli e che non ci mette molto di più per allargare il tiro passando dalla protezione della propria famiglia alla ricerca di un modo per salvare l’umanità (o quello che ne è rimasto, vista la velocità del contagio).
Un tour in giro per il mondo, dagli States alla Sud Corea, passando per Israele, arrivando in Gran Bretagna ed ogni passaggio ha le sue peculiarità (d’azione, di ambiente, di colori) che lo rendono diverso pur rimanendo in una visione complementare semplice, ma ricca di variazioni.
Non c’è quella paura da horror tipica di tanti film sugli zombie, ma una più globale, non vi è uno substrato sociologico affilato, ma non manca di certo il messaggio che però riguarda aspetti più positivi, ovvero quello spirito di collaborazione che qualora presente diviene un motore per la salvezza; in tal senso Gerry entra in contatto con più persone di diversa professione ed origine, ma soprattutto in Israele il nemico è uno solo e chi oggi (e da anni) si fa la guerra ha un obiettivo che travalica la storia.
Ma prima di tutto è un film che verte sullo spettacolo, e pure di alta levatura; le scene di massa sono numerose ed imponenti (una sorta di caos comprensibile grazie ad una gestione in grande, ma oculata), spicca la scalata del muro di Gerusalemme con tutto ciò che ne deriva, quanto avviene in volo nel segmento successivo e l’avventura tra i corridoi infestati da zombie semidormienti per ricercare quello che per Gerry può risolvere il problema.
Una soluzione questa un po’ spregiudicata, gli indizi disseminati portano a questa, ma pur seguendo un ragionamento compiuto (e nel film ce ne sono tanti, dall’essenza della natura, a quello inerente al decimo uomo in Israele, concetto interessante) appare non proprio solidissimo, anche se poi vedere Gerry tra gli zombie praticamente ignorato fa un effetto notevole.
Un piccolo limite in più è invece dettato da una scelta di chiusura stile “to be continued”, probabilmente sarebbe stato meglio evitare qualche parola (è proprio la voce di Gerry a portarsi avanti) il che avrebbe lasciato una maggiore sensazione di compiutezza.
Un film che, non esente da difetti, sa proporre con decisione un brillante spettacolo, sospinto da un tema musicale dei Muse (“Isolated system”) stordente e potente, con un andamento ben sviluppato per le quasi due ore di visione ed un Brad Pitt in versione eroe involontario rassicurante e pronto a tutto.
Proficuo.
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