Regia di Marc Forster vedi scheda film
Da un libro scritto da Max Brooks,figlio di Mel e Anne Bancroft,una produzione kolossal con la star Brad Pitt protagonista assoluta,in una storia che tocca USA,Corea,Israele,Galles in un lasso di tempo brevissimo:si è scatenata una pandemia fulminante,che tramuta gli esseri umani in zombie velocissimi e che si muovono come un unico organismo.Il protagonista è un operatore dell'ONU (non ci è dato sapere esattamente cosa fa per l'organizzazione),che ha santi in Paradiso,perchè riesce a farsi venire a prendere,nel caos generale scatenato dal panico e dagli esseri trasmettitori del virus,da un elicottero e far portare sè e la propria famiglia su una portaerei più sicura in mezzo all'oceano.Ma il dovere chiama,e quindi si parte per la Corea,dove dovrebbe essere partito il morbo,in una corsa contro il tempo,per cercare di trovare un sistema per sconfiggere gli zombie.Il film,costato la non indifferente cifra di 180 milioni di dollari,ha sequenze spettacolari quali quella del Muro di Gerusalemme,buona sia per resa visiva che per essere quella a maggior tasso di tensione,non eccede mai con il gore e con gli effettacci,mostrando il minimo possibile mutazioni e stragi ad opera dei morti viventi (che sembrano più dei rabbiosi,tutto sommato):Brad Pitt è un attore ormai navigato e altrove capace di interpretazioni di rilievo,qui si danna a correre dall'inizio alla fine,ma i caratteri attorno al suo sono praticamente nulli,o giù di lì.Inoltre:si scatena un finimondo del genere,e in tre sequenze il quartier generale di Philadelphia osserva con pacatezza che "Abbiamo perso Boston...",di tratteggiamenti psicologici,per carità,non ne parliamo,ma neanche di credibilità logistiche,perchè spostarsi per mezzo mondo con una situazione del genere è totalmente improponibile.E' un film costoso,ma che sembra procedere per strappi narrativi,e attorno alle quattro o cinque scene che il pubblico ricorderà,ma come horror non ha alcun senso,nè minima suspence,come film avventuroso già meglio,ma appunto,oltre ad una rutilante e spedita narrazione,c'è poco altro,e la regia di Marc Forster ricorda,una volta ancora,che questo cineasta svizzero sa gestire macchine imponenti a livello di organizzazione,ma gli dona veramente poca anima,e rimane spesso solo in superficie.
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