Regia di Marc Forster vedi scheda film
L'idea più carina e interessante di World War Z è il "camuffamento", di cui non scriverò per evitare anticipazioni a chi il film non l'ha visto. Diciamo solo che il rapporto dell'individuo con la malattia e la gestione del malato da parte della comunità sono due aspetti indissolubilmente legati tra loro. La pandemia che trasforma gli uomini in zombie è roba nota, poco si discosta la pellicola dai suoi numerosi predecessori in tal senso. Hai voglia a trovare le differenze tra i modelli originali e la copia: ci si avventura in giochini da Settimana Enigmistica. Idem per i connotati da genere catastrofistico. Il divo di turno, produttore, è Brad Pitt, a regime ordinario. Pur non essendo malaccio il suo personaggio, uomo d'analisi e d'azione, non sprigiona chissà che carisma o attira particolari simpatie. Discreti anche i comprimari. I non morti invece alternano un sonno catatonico a feroci attacchi in massa come sciami di vespe inferocite. La spettacolarità da kolossal soddisfa l'occhio ma irrita la mente e, ancor più, urtano certi dialoghi da mediocre prodotto d'azione targato USA. Spegnete i telefoni, i megafoni, le sirene e parlate sottovoce: il chiasso e le inutili chiacchiere (di cui il film abbonda...) potrevvero darvi in pasto alle belve. Sequel assicurato, sfacciatamente.
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