Regia di Andres Muschietti vedi scheda film
Sotto il nome tutelare di Guillermo Del Toro (alla produzione), impressionato da un brevissimo corto omonimo, Andres Muschietti esordisce nel lungometraggio con questo thriller paranormale che al netto di qualche ingenuità (e clichè) riesce a ben figurare sia nel campo degli spaventi, sia per il modo con cui ci si arriva, ovvero un racconto virato all’horror, ma con parecchi suppellettili narrativi.
Da quando suo fratello è scomparso con le sue due bimbe, Lucas (Nikolaj Coster-Waldau) ha come sua principale missione ritrovarle.
Dopo qualche anno ciò avviene in un bosco, le due ragazzine però sono cresciute come animali e recuperare la loro natura umana non è facile.
Ci proverà insieme alla sua compagna Annabel (Jessica Chastain), ma una presenza oscura non ha intenzione di perderle.
Pellicola costruita in maniera intelligente (insomma, si vede la mano del produttore che non lascia nulla al caso) che parte da un doloroso reale comune (la crisi economica che ha distrutto intere famiglie) per poi alimentarsi di simboli, ombre, paure tangibili ed altre più misteriose.
E’ quindi strutturato con varie sponde, dall’infanzia vista come essenziale tappa nella formazione umana, per passare al personaggio di Annabel, donna che non vuole avere figli e che si ritrova ad allevarne ben due e pure problematiche (anche la sua evoluzione è un punto di forza), in più pesca bene altrove, ad esempio vedasi il classico armadio che fa da tana alla “madre” o le movenze della creatura che spesso ricordano quelle di “The ring”.
La confezione nel complesso è di medio/alto profilo, lo sviluppo è incalzante (anche un po’ scoordinato qualche volta), la telecamera sa ricreare l’inquietudine e gli attimi di gran tensione si palesano in più frangenti, il tocco di stile arriva poi nel finale (la classica ciliegina sulla torta) che sembra più consono ad un (nero e) struggente melò capace di lacerare il cuore, manifestando l’integrità del film tutto.
E nel cast Jessica Chastain, ancora una volta rinnovata nel look (capello corto e nero, tattoo) e con un personaggio dal carattere irrequieto), come il prezzemolo, sta bene ovunque, confermando eclettismo e capacità di calarsi nelle storie più diverse.
Dunque, da una semplice traccia (il corto è poco più di un’idea ripresa centralmente), nasce un film dalle variegate tinte, che sa pescare laddove ne vale la pena, costruendosi una personalità di tutto rispetto come raramente capita.
Stimolante.
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