Regia di Andres Muschietti vedi scheda film
A Guillermo Del Toro piacciono molto le favole nere e le storie di fantasmi. Lo ha dimostrato come regista (ne La Spina del Diavolo e Il Labirinto del Fauno) e come produttore (The Orphanage), lo dimostra a maggior ragione in questo La Madre, diretto dall'esordiente Andres Muschietti ma nei fatti fortemente influenzato dallo stile e dalla cifra stilistica del celebre regista e produttore messicano, ormai una delle figure più emblematiche della cinematografia horror contemporanea.
Chi ben conosce dunque gli stilemi del cinema di Del Toro sa dunque che parlare di un semplice film horror è alquanto restrittivo, siamo piuttosto in un ambito che possiamo definire gotico-fantastico, con numerosi richiami ai due sopra citati film diretti dallo stesso e ambientati ai tempi della guerra civile spagnola.
In questa pellicola ci troviamo invece negli Stati Uniti dei giorni nostri, ma i protagonisti sono sempre i bambini, anzi nella fattispecie due bambine, rimaste orfane a seguito di eventi tragici.
Il padre, impazzito probabilmente a causa di un rovescio economico, le porta in un bosco con intenti drammatici (un omicidio – suicidio) spezzati dall'intervento di una entità non ben definita. Le piccole si troveranno così proiettate in una realtà in bilico fra naturale e soprannaturale, con a far da mediazione tra i due mondi gli insetti, altro elemento tipico delle narrazioni di Del Toro, in questo caso le farfalle notturne.
Insomma il buon Muschietti ci ha messo l'idea di base ma tutto il resto sembra davvero farina del sacco del suo mentore. Il che non è affatto un difetto in assoluto, anzi è la garanzia per lo spettatore di trovare un buon prodotto realizzato con perizia, il problema è semmai nella originalità.
Che in questo film è un elemento decisamente latitante: vedi La Madre e ritrovi tutte una serie di eventi e di emozioni già viste sia ne La Spina del Diavolo sia nel Labirinto del Fauno (con più somiglianze con il primo).
Provando comunque a imbastire un'analisi della pellicola al di là di quelli che possono essere i richiami ad altri lavori, bisogna dare atto di avere davanti un prodotto di una certa qualità, ben costruito soprattutto nella prima parte, grazie anche alla buona prova degli attori coinvolti.
Se Jessica Chastain, scalmanata bassista in una rock band trasformata suo malgrado in zia adottiva (e che con i capelli a caschetto rivela un profilo somigliante in maniera impressionante a quello di Julia Roberts) non è una sorpresa, lo è sicuramente la bravissima Megan Charpentier nel ruolo della piccola Victoria, sorella maggiore combattuta fra gli affetti sereni di una famiglia normale e una “madre” adottiva che di normale non ha assolutamente nulla.
Come detto più sopra è la prima parte quella migliore, un meccanismo discretamente congegnato con colpi di scena ben dosati (il ritrovamento delle bambine nel bosco ben cinque anni dopo la loro sparizione, la presenza oscura che è rimasta con loro e le ha protette nel lungo soggiorno silvestre), mentre la seconda parte purtroppo è decisamente più debole, finendo per cadere in una sorta di melodramma con finale abbastanza deludente e (almeno per il sottoscritto) scarsamente logico, ma di cui non anticipo nulla per non rovinare la visione.
Prodotto dunque sufficiente per qualità della fattura, ma limitato dal continuo senso del già visto che si prova nel corso della proiezione, soprattutto nelle battute finali, quelle che in una pellicola horror dovrebbero far decollare la storia. E in questo caso, purtroppo, sono proprio le battute finali la parte debole della costruzione complessiva.
Un fantasma è una presenza che crea turbamento.....condannata a disturbare l'anima....giorno dopo giorno
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