Regia di Sam Raimi vedi scheda film
«Ero il più grande esperto di palloni volanti alle fiere, finché un giorno [...] accadde un incidente: [...] il vento cambiò e il pallone scese verso il centro di questa città, dove fui acclamato come Oz: il primo mago piovuto dal cielo». Così, in Il mago di Oz (1939), il truffaldino sovrano del borgo raccontava gli antefatti ora messi in immagini da questo prequel, anch’esso ispirato al romanzo Il meraviglioso Mago di Oz di L. Frank Baum, così come il sequel Nel fantastico mondo di Oz, datato 1985. Una saga sui generis, fiorita in apocrifi remake e germinata ovunque nell’immaginario (Lynch compreso), che la Disney riprende guardando esplicitamente al successo di Alice in Wonderland 3D di Burton, come ad associare (e annichilire) due esperienze immaginifiche della letteratura (in crisi di ragione) in uno spettacolo in due tempi, superficiale e kitsch, trionfante di caramellosi colori digitali che mimano il Technicolor, trasformando i labirinti dell’inconscio in sciocco entertainment. Lontano dalla perturbante naïveté dell’originale e dal lato oscuro del sequel, ecco un bignami di burtonismi d’accatto descritti dal genio grafico di Raimi, una fuga dalla secche della realtà, un (noioso) evento festivo (il 3D e la durata richiedono la visione in sala) quantomeno consapevole: occhieggia alla metariflessione (il finale è un inno al valore, anche politico, dell’illusione) e racconta di un mondo comunque conscio della fragilità cialtronesca dei propri leader. Per chi si accontenta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta