Regia di Sam Raimi vedi scheda film
Nella settimana cinematografica all'insegna del lanciatissimo attore (e regista) James Franco - che, dopo essersi imbolsito ed abbruttito per interpretare (con una performance degna di nota) lo spacciatore in Spring Breakers di Harmony Korine, riguadagna forma e dieci anni di gioventù in questa ultima fatica di Sam Raimi - viene da pensare inevitabilmente solo una cosa: dopo aver speso quasi dieci anni nella produzione in una trilogia dedicata all'Uomo Ragno (peraltro a livello personale gran personaggio dei fumetti e mio eroe preferito d'infanzia), ed averci deliziato nuovamente con un piccolo riuscitissimo horror come "Drag me to hell", era proprio necessario che un regista del calibro di Raimi si imbarcasse in un progetto tanto sontuoso e magniloquente quanto così apparentemente studiato a tavolino come questa rivisitazione/rielaborazione/seguito de "Il mago di Oz"?
La risposta, almeno la mia, è scontata e la sensazione è un pò la stessa di quella provata alcuni anni addietro nei confronti di Tim Burton ai tempi del superfluo "Alice in Wonderland". Un sacrosanto "ma chi te lo ha fatto fare?....se non le ragioni di un preciso calcolo commerciale", ci starebbe benissimo, soprattutto quando da un regista così bravo, personale e talentuoso era lecito predisporsi al film della maturità, a quello che avrebbe coronato tutta una carriera di virtuosismi accompagnati spesso da congrui contenuti e da un certo pizzico di calcolo commerciale che lo ha reso una delle più importanti fucine acchiappasoldi unite a garanzia di qualità dell'industria del settore.
Non che il film non goda dei suoi momenti di fascinazione, come quell'inizio accattivante in un pertinente bianco e nero e brillante numero di magia d'accatto su cui brilla la performance e la mimica facciale di un simpatico ed espressivo James Franco; per non parlare dell'esplosone di colori che meraviglia protagonista e spettatori all'ingresso, quasi fortuito ma rocambolesco tra fiumi in piena e rapide da brivido come nel secondo Indiana Jones, nel magico mondo di Oz. Anche il terzetto di attrici belle e brave (Weizs-Williams-Kunis) da risultare difficile scelgliere la migliore (peccato solo che la bella Kunis nel tramutarla in strega brutta e cattiva la si trasformi in nient'altro se non il clone di Arisa) e' un fiore all'occhiello di una produzione che per quanto ambiziosa, non può alla fine che risultare un po' fine a se stessa, con i suoi momenti di buonismo e patetismo davvero piuttosto ingombranti o difficili da digerire. Fino a che, dopo un lungo resistere, si esce dalla sala quasi un po' a disagio, un po' perché forse non si ha più l'età per vedere certe storielle, un po' perché vallo a spiegare al pubblico occasionale che sino ad ora di Raimi non si è perso un film e che, almeno nei suoi confronti, cioè in quelli di un regista che ci si ostina ad incasellare tra i più grandi, si avrebbe intenzione di continuare a non perdere nemmeno una della sue produzioni. Dai Sam! ora pensa un po' più in piccolo, un po' più con la tua testa, e sfodera meglio ed in modo più opportuno quel talento autoriale che trasuda ancor di più nelle tue gemme solo apparentemente meno appariscenti, ma poi effettivamente più consone a tenere alto il tuo non comune curriculum di regista cinefilo ed appassionato!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta