Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
L’asset della Cia riesce ad ammazzare il giornalista londinese Simon Ross alla stazione di Waterloo e, mentre i responsabili del progetto Treadstone scatenano la guerra contro Jason Bourne, il direttore dell’Agenzia (Scott Glenn) va da un misterioso personaggio (Stacy Keach) che ne contatta un altro (Edward Norton) chiedendogli di eliminare alla radice il problema dei sicari di Stato. Ce ne sono altri nove: otto li fanno secchi subito ma l’ultimo, il numero 5 (Jeremy Renner), è un osso duro e si allea con una scienziata (Rachel Weisz) che sa troppe cose. Non avendo più molto da dire, gli artefici della serie dedicata a Bourne, il personaggio amnesico inventato da Robert Ludlum, scelgono la classica strada dell’accumulo. Più personaggi “importanti” (ma il ruolo di Norton resta superficiale) e una storia ancora più complicata e meno lineare, dilatata per oltre due ore estenuanti. Tony Gilroy, sceneggiatore della precedente trilogia e ora anche regista, è più interessato all’intreccio che all’azione (a parte una bella scena nella casa della Weisz, il ritmo è fiacco) e lo aiuta poco il grande Dan Bradley che al solito dirige la seconda unità. Un film su Bourne senza Bourne è un paradosso in partenza; Renner, altrove convincente, fa costantemente rimpiangere Matt Damon e di questa eredità (“legacy”) davvero non si sentiva il bisogno.
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