Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
Questo film è come un disco degli AC-DC: si sa già cosa ci si trova dentro, e non tradisce le aspettative. Quello che ci si può aspettare è azione frenetica, inseguimenti mozzafiato, sequenze spettacolari, montaggio fulminante, spari, esplosioni, incendi e qualche trovata indubbiamente piacevole. Ma c'è anche qualcosa che non ci aspetta: la narrazione è asciutta, non retorica, c'è un notevole buon gusto e discrezione, mancano le solite scene erotiche tipiche dei film di questo genere, anzi il rapporto amoroso tra i due protagonisti è appena accennato di sfuggita, in punta di piedi. Sull'altro piatto della bilancia ci sono però da mettere le solite esagerazioni, le situazioni inverosimili, quelle che una volta si chiamavano americanate, il soggetto che non brilla certo per originalità, ed una sceneggiatura che si fa notare solo per l'ultima frase del film: Lei:"Ci siamo persi?" Lui:"No, sto solo guardando la mappa" Lei: "Peccato, speravo che ci fossimo persi".
Aaron Cross, un agente della CIA inserito nel programma Outcome, basato sull'uso di sostanze chimiche per potenziare le doti fisiche e mentali e creare delle superspie, si trova in Alaska per uno stage di addestramento. Nel precedente The Bourne Ultimatum, Jason Bourne aveva reso pubblica l'esistenza dei programmi Blackbriar e Treadstone, così la CIA, per evitare che anche questo progetto venga svelato, decide di eliminare tutti gli agenti e gli scienziati che ne fanno parte. Aaron riesce a sfuggire alla trappola che gli viene tesa, e ottiene l'aiuto della scienziata Marta Shearing per cercare di liberarsi dalla dipendenza delle sostanze che assume.
Nessun brano che io ricordi, solo musica circostanziale, ma è un'altra buona notizia, di solito in questo genere di film ci si deve sorbire hip hop a go-go.
Fasso tutto mi: soggetto, sceneggiatura, regia ed altro ancora. Considerando le limitazioni del genere, comunque, le sue scelte sono ineccepibili, in particolare quelle meno scontate e più felici.
Onestamente non ci vedo il fascino di cui qualcuno ha parlato, ha la faccia del fruttivendolo con la bancarella al mercato rionale. Ma dato che Matt Damon è decisamente peggiore, non è il caso di lamentarsi, dato che è più credibile come uomo d'azione (è esperto di Eskrima e Muay Thai) e certe scene spettacolari le gira senza controfigura.
Mi è sempre piaciuto, ma qui mi ha un po' deluso: la voce un po' chioccia, tradisce qualche incertezza nella recitazione e mi sembra decisamente fuori ruolo.
Si rivela un'ottima scelta, non è la solita bellona ma sfoggia un fascino discreto e della porta accanto. L'unico appunto che le si può muovere è che appare meno dinamica di quello che il suo ruolo richiederebbe.
E' Pamela Landy, uno dei membri del pool che dà la caccia ad Aaron. Ordinaria amministrazione.
E' Outcome 3, l'agente che aspetta Aaron in Alaska. Poco spazio, poca gloria.
L'ineffabile attore britannico interpreta il dottor Albert Hirsch, responsabile della creazione di Treadstone. Anch'egli gode di poco spazio, ma è sufficiente per lasciare il segno.
Nella parte di Vendel, uno dei cattivi, risulta convincente e riesce ad imporsi all'attenzione dello spettatore.
Già presente in The Bourne Ultimatum, costituisce il trait d'union con gli episodi precedenti.
Eliminati i baffi che solitamente coprono la vistosa cicatrice sulla bocca, la sgrutta per risultare il più cattivo dei cattivi.
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