Trama
Dopo che Jason Bourne ha svelato al mondo intero l'esistenza del programma segreto Treadstone, la Cia teme che si scoprano anche gli altri programmi usati per formare spie e combattenti. Il programma più a rischio è l'Outcome, evoluzione diretta del Treadstone e usato per addestrare sei agenti speciali per il Dipartimento della Difesa come Aaron Cross (Jeremy Renner). Le rivelazioni di Bourne preoccupano anche Ric Byer (Edward Norton), vera mente dientro alla nascita dei due programmi. Per evitare che si scoprano i collegamenti tra il caso Bourne e la sua agenzia di ricerca, Byer è disposto a cancellare ogni traccia del Treadstone e del suo derivato Outcome, compresi scienziati, medici e agenti coinvolti.
Approfondimento
L'EREDITÀ DELLA TRILOGIA
Basandosi sull'universo creato dallo scrittore Robert Ludlum, il regista e sceneggiatore Tony Gilroy ha dovuto espandere la saga di Bourne con una storia originale che prende le mosse da elementi sparsi nei tre precedenti capitoli della trilogia, in cui il protagonista Bourne segue il suo viaggio alla scoperta della sua identità. Il pubblico ha avuto modo di vedere quali intrighi e cospirazioni abbiano mosso i capi della Cia nella loro disperata caccia all'uomo in tutto il mondo e ha altresì imparato a conoscere il programma Treadstone e le abilità e capacità speciali di Bourne. The Bourne Legacy traccia invece una netta linea di confine, Jason Bourne non è più il protagonista diretto dell'azione e un nuovo eroe è costretto a lottare per la propria sopravvivenza quando l'eredità di ciò che è avvenuto tempo prima ricade sulle sue spalle. Il finale di The Bourne Ultimatum. Il ritorno dello sciacallo, in cui si svela l'esistenza del Treadstone, innesta conseguenze che minacciano di bruciare decenni di ricerca e sviluppi sull'addestramento di ottime spie e combattenti. La Cia teme infatti che si scopra anche l'esistenza di altri programmi segreti d'intelligence come ad esempio l'Outcome, diretta evoluzione del Treadstone, di cui fanno parte sei differenti agenti. Uno di questi agenti è Aaron Cross (Jeremy Renner, nominato agli Oscar per The Hurt Locker e The Town), addestrato come i compagni per il Dipartimento della Difesa per intervenire in situazioni di alto rischio e inviato per anni a combattere in Medioriente.
A sentirsi minacciato è anche il colonnello Ric Byer (Edward Norton), direttore dell'agenzia NRAG e colui che, con l'aiuto del braccio destro Dita (Donna Murphy), ha sviluppato i programmi, lottato per ottenere i finanziamenti e curato gli accordi per i servizi degli agenti, richiesti soprattutto dopo le paure nate dall'attacco terroristico dell'11 settembre. Per evitare che vengano a scoprirsi i collegamenti tra due medici dirigenti della sua struttura e l'affare Bourne e preservare il resto della sua opera, Byer è disposto a eliminare ogni traccia del Treadstone e, di conseguenza, dell'Outcome, compresi gli scienziati, i medici e gli agenti coinvolti. La NRAG ha nessi anche con il Pentagono grazie all'ammiraglio Mark Turson (Stacy Keach), consigliere principale di Byer, e con la multinazionale farmaceutica Candent, attraverso la figura dell'amministratore delegato Terrence Ward (Dennis Boutsikaris). Nei laboratori della Candent si monitorano gli effetti del programma Outcome e qui lavora anche la dottoressa Marta Shearing (Rachel Weisz, premio Oscar per The Constant Gardener. La cospirazione), la prima persona a cui si rivolge Aaron in cerca di aiuto. Ritrovatasi in pericolo di vita per la fine del programma Outcome voluta da Byer, Marta è costretta per la prima volta a confrontarsi con le scelte poco etiche che ha fatto nella sua carriera.
Con l'aiuto della biochimica e della genomica, gli agenti del programma Outcome hanno ottenuto miglioramenti fisici e cognitivi che li hanno fatti diventare difficili da controllare. Una volta in fuga e non più legato a vincoli di obblighi alla nazione, Cross si rivela una minaccia pericolosa anche per i suoi creatori. L'esplorazione di tale aspetto è evidente anche nelle sequenze in cui è in scena l'agente n. 3, interpretato da Oscar Isaac.
A fare da tramite tra la precedente trilogia e il nuovo capitolo è anche il ritorno in scena di alcuni personaggi noti al pubblico come Albert Hirsch (il medico a capo del Treadstone, interpretato da Albert Finney), Pam Landy (investigatrice della Cia interpretata da Joan Allen), Noah Vosen (il capo del programma di sicurezza Blackbiar interpretato da David Strathairn) e Ezra Kramer (il direttore della Cia interpretato da Scott Glenn).
GLI SPUNTI GOVERNATIVI
Nonostante il disinteresse di Matt Damon e del regista Paul Greengrass per un quarto capitolo delle avventure di Bourne, lo sceneggiatore Tony Gilroy è stato chiamato a riscrivere la saga partendo da uno dei suoi punti di forza: la profondità psicologica dei personaggi. Senza Bourne in scena, occorreva necessariamente un nuovo protagonista capace di avere la sua stessa dose di fascino per il pubblico. Per disegnare il suo "erede" Aaron Cross, Gilroy ha cominciato a documentarsi su documenti di alcune agenzie governative degli Stati Uniti. In particolar modo, è stata la Darpa - agenzia di progetti di ricerca avanzata per la Difesa - a fornire tutti gli spunti necessari per la storia. Insieme alla Iarpa - agenzia di progetti di ricerca avanzata per l'Intelligence -, la Darpa ha sviluppato diversi programmi con l'obiettivo di migliorare le prestazioni cognitive e fisiche delle spie e dei soldati americani. Nei programmi del governo non vi era però nessuna traccia di farmaci usati durante l'addestramento ma solo l'esigenza di aumentare l'energia fisica degli agenti, di innalzarne la soglia del dolore e di diminuirne il bisogno di sonno. Questi sono i motivi che hanno portato la Darpa a collaborare con l'industria farmaceutica, i ricercatori medici e Silicon Valley, soprattutto dopo il panico generato dall'11 settembre.
Distanziandosi dal clima da Guerra fredda dei romanzi di Robert Ludlum, Gilroy ne ha conservato però i temi della cospirazione e dei programmi governativi sfuggiti di mano ai propri creatori, focalizzando l'attenzione sui poteri che un singolo individuo ha per lottare contro una società di massa in cui gli interessi dei governi e delle multinazionali hanno preso il sopravvento. Dopo aver terminato la sceneggiatura insieme al fratello Dan, ha poi deciso anche di curare la regia del film, tornando dietro la macchina da presa per la terza volta dopo le esperienze di Michael Clayton e Duplicity.
PRIMA PRODUZIONE HOLLYWOODIANA A MANILA
Nel novembre 2010, mentre scriveva la sceneggiatura, Tony Gilroy ha cominciato a viaggiare in giro per il mondo per visitare i luoghi, a volte insoliti, in cui avrebbe ambientato la sua storia. Come è da tradizione dei precedenti tre capitoli, ogni luogo scelto è rappresentato in maniera realistica e familiare, nonostante si tratti spesso di località esotiche o disperse per gli angoli del pianeta. Dopo due giorni di riprese a Seoul, in Corea del Sud, la produzione di The Bourne Legacy ha preso il via nei Kaufman Astoria Studios nel Queens, dove sono stati girati quasi tutti gli interni. Le prime scene girate sono state quelle che coinvolgono Byer e la sua unità di crisi alla NRAG, ospitata da un piccolo anfiteatro fatto costruire dallo scenografo Kevin Thompson. Negli stessi studios sono stati creati anche il laboratorio in cui lavora Marta e la sua casa a tre piani (poiché nella storia la casa è invece tra i boschi del Maryland, gli esterni sono stati girati in un parco di Staten Island), dove lei e Cross realizzano di dover unire le rispettive forze per salvarsi. Finite le 12 settimane di riprese a New York (alcune delle quali effettuate all'aeroporto JFK, alla sede tipografica del New York Times e nelle zone residenziali di Long Island), la troupe si è spostata per 14 giorni nella natura natura selvaggia, nelle foreste canadesi di Kananaskis Conutry, dove è stato ricreato il paesaggio di Yukon, città dell'Alaska in cui si trova Cross quando comincia la storia.
Lasciando il freddo del Canada, la produzione si è poi trasferita a Manila, nelle Filippine, segnando un primato: mai nessun altro progetto hollywoodiano aveva avuto i permessi necessari (rilasciati direttamente dal Presidente e dal Ministero dei trasporti) per girare in quei posti. Nei vicoli del popolare quartiere di San Andres sono state portate a termine le scene in cui Cross e Marta trovano rifugio per nascondersi dai loro persecutori (in questo caso, erano le autorità filippine a dar loro la caccia). Qui, è stata girata anche una delle scene più pericolose, nella quale Cross si ritrova a salvare Marta dalla cattura della polizia lanciandosi da uno stretto varco (realizzato appositamente) aperto da due alte costruzioni vicine. Per le ambientazioni nelle isole del Mare del sud della Cina, è stata usata invece l'isola filippina di Palawan, dove i pescatori locali hanno messo a disposizione di Gilroy il Sabrina, una barca di pescatori in legno utile per una scena molto critica. Sempre nelle Filippine, la troupe è stata ospitata anche nei pressi di Navotas Fish Port, la capitale del pesce locale situata a nord della baia di Manila.
Note
Più personaggi “importanti” (ma il ruolo di Norton resta superficiale) e una storia ancora più complicata e meno lineare, dilatata per oltre due ore estenuanti. Tony Gilroy, sceneggiatore della precedente trilogia e ora anche regista, è più interessato all’intreccio che all’azione (a parte una bella scena nella casa della Weisz, il ritmo è fiacco) e lo aiuta poco il grande Dan Bradley che al solito dirige la seconda unità. Un film su Bourne senza Bourne è un paradosso in partenza; Renner, altrove convincente, fa costantemente rimpiangere Matt Damon e di questa eredità (“legacy”) davvero non si sentiva il bisogno.
Trailer
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Commenti (6) vedi tutti
Il capitolo spurio della serie rischia anche di essere il migliore.
commento di moviemanBuone... azioni!! Ma niente di eccezionale sotto gli altri punti di vista.
commento di BradyBuon film con belle scene d'azione, sarebbe stato meglio però farlo su una storia originale, legarlo alla trilogia di Bourne senza la presenza di Jason Bourne (benché esso sia ancora vivo ed in attività) non ha molto senso
commento di ControventoA parte la smisurata spacconeria finale dell’inseguimento in moto, il film è accettabile per spettacolarità, ritmo e credibilità della narrazione, nonostante la complessità degli intrecci e dell’ipertecnologica e corrotta società americana, svela le immancabili collusioni tra i servizi e le multinazionali ed il cinismo della leadership al potere
commento di MaciknightBourne senza Bourne ? Mah... Inutilmente lungo. Lungamente noioso. Noiosamente insensato. Edward Norton e la Weisz incredibilmente invecchiati e quasi irriconoscibili. Non vale un biglietto, ma può andar bene per una serata in tv, magari con un po' di zapping per non prendere sonno.
commento di ezzo24Bel film d'azione, da vedere.
commento di ironsax