Regia di Gianfranco Albano vedi scheda film
Vita e opere di don Pino Puglisi, sacerdote palermitano ben conosciuto per il suo forte impegno civile, schierato in prima linea contro la mafia e da essa freddato nel giorno del suo 56esimo compleanno, il 15 settembre 1993.
Una fiction televisiva, in questo caso targato Rai, non sarà sicuramente un'opera di vibrante denuncia, un imprescindibile pezzo di cinema civile; però può sempre essere un modo apprezzabile per ricordare, o meglio commemorare, e portare all'attenzione del grande pubblico una figura importante nella lotta contro la mafia come quella di don Pino Puglisi. Il film si intitola Brancaccio, nome del quartiere in cui il sacerdote operò, segnando in positivo le vite di tanti concittadini, soprattutto giovani e giovanissimi; quartiere nel quale finì anche ucciso sotto i colpi di alcuni sicari mafiosi. La sceneggiatura di Pietro Calderoni e Gualtiero Rosella vive di ritmi bassi, situazioni stereotipate e sentimenti facili, tanto per andare incontro ai gusti e alle necessità del pubblico casalingo; Gianfranco Albano è un regista ormai esperto di questo tipo di lavori - gira per la tv da circa vent'anni - e si limita a fare il dovuto, cioè davvero poco. Purtroppo le scelte di casting non aiutano a risollevare la mediocrità della forma del film; accanto a qualche nome di modesta rilevanza (Romina Caruana, Calogero Buttà, Tiziana Lodato) compaiono solo due volti noti e sono quelli di Beppe Fiorello in una parte laterale e di Ugo Dighero, maggiormente famoso in vesti comiche, nei panni del protagonista. Inutile soffermarsi sulle ragioni per cui Dighero/don Puglisi non funziona granchè, a dispetto comunque dell'impegno profuso dall'interprete. Mezzo voto in più per i contenuti. 3/10.
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