Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
Incredibile come Olivier Assayas riesca ad alternare grandi opere (L'eau froide, L'Heure d'été, Contro il destino... ) a film decisamente mediocri e anonimi come l'inguardabile Qualcosa nell'aria, uno dei punti più bassi (assieme all'insensato Demonlover e alla terribile serie Carlos) raggiunti dal regista francese. Meno, invece, stupisce il plauso di cori unanimi levatosi, l'anno scorso, sulla croisette del Lido. Mentre si sbraitava ogni possibile amenità contro i veri capolavori del Festival - i vari Passion, Spring Breakers, To the Wonder... -, il film di Assayas appacificava lo spirito timoroso dei vari critici, che, nel descriverlo, si riempivano la bocca di aggettivi confortanti e rassicuranti.
Quanto saranno piaciuti questi "bei giovani", programmaticamente insicuri, eppure così determinati? Quanto avrà esaltato la narrazione forte, caparbia, fintamente asettica - e invece sempre pronta a chiarire, spiegare, evidenziare, soppesare - di Assayas? Il "cinema" - quel cinema che, nei film sopra citati, trovava libero sfogo, luogo in cui pensarsi, rifondarsi, dimostrare le sue infinite possibilità - in un film come Apres mai viene costretto, viziato, messo a tacere. La forma non è più nulla, azzerata, allo scopo di non distrarre mai. Magari qualche "bella" panoramica qua e là, giusto per accontentare i più difficili.
Qualcosa nell'aria è un film finto, proprio perché vorrebbe (palesemente) farsi veritiero. Vorrebbe riportare qualcosa alla vita, ottenendo solo l'effetto contrario, conferendole una patina mortuaria.
Soffocante.
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