Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
Après mai (“Dopo maggio”; ma per una volta il titolo italiano rispetta in pieno lo spirito del film), ossia dopo la ventata di novità portata dal ’68: c’è ancora l’illusione di poter cambiare il mondo, ma qualche dubbio sta nascendo e la tentazione di rifugiarsi nel privato comincia a farsi sentire. Assayas, celandosi dietro il protagonista, rievoca in modo spudoratamente autobiografico la propria educazione sentimentale e intellettuale e al tempo stesso delinea il ritratto di una generazione velleitaria, saccente, dogmatica e potenzialmente autodistruttiva, ma anche viva e generosa: un ritratto senza indulgenze, senza toni idilliaci (vedere la scena della manifestazione con le violenze poliziesche, e per contro il lancio di molotov contro i vigilantes del cantiere), solo un po’ malinconico. Quando si arriva all’età dei compromessi si finisce per accettarli con naturalezza, non come un sacrificio imposto; crescere, maturare, emanciparsi si può anche passando attraverso esperienze non preventivate: persino battere a macchina la sceneggiatura dell’ennesima puntata di Maigret, persino adattarsi a fare l’ultima ruota del carro sul set di un film con nazisti e dinosauri.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta