Regia di Ole Bornedal vedi scheda film
Del danese Ole Bornedal si erano perse le tracce da un sacco di tempo, in questo caso torna addirittura a lavorare negli USA dopo lo sfortunato auto-remake “Nightwatch” (2012) e senza far tremare i polsi offre un horror non privo di qualità.
Quando la piccola Em (Natasha Calis) comincia a dare segni di squilibrio, Clyde (Jeffrey Dean Morgan) e Stephanie (Kyra Sedgwick) pensano sia colpa del loro divorzio, ma di fronte a sviluppi imprevisti la donna pensa di rivolgersi in ospedale, mentre l’ex marito capta che tutto è cambiato da quando hanno comprato un’insolita scatola ad un mercatino.
Indagando scopre trattarsi di un “dybbuk box” e che la creatura ospitata al suo interno si sta velocemente impadronendo di sua figlia; per salvarle la vita si rivolgerà alla comunità ebraica.
Titolo che rientra nel filone “esorcismo” con giovani vittime, ma con la variabile relativa al Dybbuk come presenza maligna utlizzato cercando l’effetto ripugnante in più occasioni.
Può contare su tutta l’effettistica disturbante tipicamente horror, che viene chiamata all’appello spesso e volentieri, su tagli di montaggio brutali giustificabili in chiave destabilizzante, ma soprattutto balza all’occhio l’illuminazione e più in generale un’attenzione scenica che a partire dalle visuali dall’alto delle abitazioni, passando alla desolazione del quartiere “under costruciton”, alle falene che escono dappertutto fino alle espressioni fanciullesche in rapida virata verso il peggior incubo, fornisce un buon colpo d’occhio con una fotografia in interni sagacemente fredda ed elegante.
In detrazione invece la sceneggiatura non è sempre filante, abbastanza superficiale laddove i migliori film sugli “esorcismi” scavavano nel subconscio, ad esempio si poteva attribuire una storia più ampia al maligno, più in generale anche nel confronto risolutivo non si arriva al conseguimento di un alto tasso di incisività mentre chiaramente il finale non toglie ogni possibilità di futuro pericolo anche se visto nel suo complesso, intramezzo c’era una variabile meno casuale da perseguire (il padre).
Sufficienti Jeffrey Dean Morgan e Kyra Sedgwick nel rendere percepibile una lotta d’animo di due genitori ormai distanti su tutto, per un horror che manifesta la paura meglio di molti altri anche se poi si perde un po’ sul più bello (vedi appunto il finale) ed in qualche “uscita” un po’ troppo gratuita.
Accettabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta