Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Horror di grande successo di pubblico. Per quanto non originale, è un prodotto di qualità, nel suo genere
Rumori di un nastro, amatoriale. Quattro persone con un cappio intorno al collo, appese a un albero. Incappucciate. Due adulti, due bambini. Una famiglia. Un ramo si abbassa, la corda si alza, il cappio si stringe. La morte per impiccagione arriva spietata.La scena seguente ci riporta ad un rassicurante quadretto familiare Ellison Oswalt, è un giornalista di cronaca nera, ma soprattutto uno scrittore, un po’ in crisi professionale, che a corto di ispirazione, si trasferisce a King County, in Pennsylvania, con la moglie Tracy e i figli Trevor e Ashley, ignari proprio in quella casa non scelta a caso, dove solo un anno prima è avvenuto il terribile fatto di sangue di cui all’incipit. Ma Ellison vuole trarre spunto da questo precedente per scriverne un libro, scova in soffitta dei vecchi filmini familiari in super8, e si accorge che ci sono tra immagini innocue, quelle terribili del molteplice delitto e di tanti altri orrendi omicidi. Punti in comune a questi snuff: nelle sequenze di omicidio manca sempre il figlio più piccolo e, in secondo piano sulla scena, qualcuno, mascherato, osserva. Con l'aiuto di un agente della polizia locale suo fan raccoglie informazioni sui delitti, avvenuti in diversi luoghi, Sacramento, Orange County, St. Louis. Convinto di avere fra le mani l'occasione della vita, non comunica alle autorità la sua scoperta, ammaliato dal fascino del male, Ellison non sa distogliere lo sguardo dagli orrori che vede e a di là di tutto, aspira ad un altro successo editoriale. I molteplici interrogativi a cui Ellison vuole dare soluzione danno il via a un’indagine metodica, che a mano a mano diventa sempre più pericolosa, i segnali inquietanti si moltiplicano. Un esperto di occulto da lui interpellato all’uopo, associa quelle clip, ad un'entità pagana malefica, risalente all'epoca babilonese, Bughuul, «il mangiatore di bambini». Il professor Jonas, tramite video chat, racconta allo scrittore ciò che si sa su questo “Bughuul” spirito inquieto che si nutrirebbe delle anime dei bambini, per preservare la sua immortalità. Per fare ciò, li trascina nella sua dimensione, separata dal mondo fisico. Ciò che il professore non farà in tempo a dire ad Oswalt, è che Bughuul accede al nostro mondo, tramite le raffigurazioni di se stesso. Il film parte come un thriller e scivola nell'horror con disinvoltura, attraverso felici svolte narrative, ben congegnate, che una sceneggiatura accorta riesce a dosare e padroneggiare con mestiere. Derrickson asseconda la cupezza della storia con una regia discreta e delle efficaci atmosfere. Naturalmente siamo nel territorio del “dejà vu” e gli stereotipi si sprecano, Eppure, Sinister è più della solita ghost story, a epicentro domestico. Nel crescente climax a doppio binario temporale con un passato che emerge nel presente, un presente che pesca andando a ritroso, Derrickson sceglie la tecnica della sottrazione, in linea con la meticolosità della ricerca del suo protagonista. La regia si mantiene sobria, privilegiando movimenti di macchina cadenzati.Sinister ha conquistato il pubblico, con l’uso strumentale della contiguità, quella sensazione di affinità, che solo una foto ricordo o un film di famiglia riescono a insinuare in chi guarda. Per entrare in contatto con le fobie più profonde, oggi, non bisogna andare lontano. Il cinema ci fornisce una cinepresa su cui impressionarle. Il resto, possiamo farlo noi in privato, dopo i titoli di coda. Che in Sinister, peraltro, valgono il prezzo del biglietto
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