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Sinister

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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La recensione su Sinister

di maurizio73
6 stelle

Scrittore di thriller polizieschi ispirati a efferati casi di cronaca nera, si trasferisce insieme a moglie e figli nella casa di una località di provincia teatro di una strage familiare su cui intende basare il suo ultimo romanzo. Qui, tra l'ostilità pregiudiziale dello sceriffo e l'ammirazione partecipe del suo vice, rinviene una misteriosa scatola contenente un proiettore e dei nastri in super 8 in cui un misterioso killer seriale di famiglie sembra aver filmato i suoi crimini nel corso di molti anni, tra i quali proprio l'ultimo avvenuto in quella casa. Un inquietante particolare sembra collegarli tra loro: sopravvive sempre alla strage il più piccolo della famiglia che scompare misteriosamente nel nulla...
Ennesima variazione sul tema dell'uomo nero (Boogeyman nella tradizione popolare americana) il thriller-horror di Scott Derrickson è in realtà una interessante contaminazione di generi che nonostante la convenzionalità del soggetto e l'apparente eterogenesi dei modelli di riferimento, riesce a riannodare in modo coerente i fili di una tensione narrativa che mantiene vivo l'interesse dello spettatore pur nella ovvia soluzione di un finale fantastico. Più riuscito ed originale nella prima che nella seconda parte, è un horror anomalo giocato sui meccanismi del giallo ed in cui le consapevoli ambiguità del plot cercano di spostare l'attenzione dalle allarmanti tracce  di un pista di ordinaria efferatezza criminale ai sinistri segnali di una inquietante insidia sovrannaturale. Recuperando l'immaginario iconografico del cinema horror degli anni '90 (dall'impianto 'haunted house' di Shining - con tanto di papà scrittore in luogo stregato con famiglia al seguito - alle cupe perversioni esoteriche di 'Seven') e avvalendosi di una buona elaborazione in fase di scrittura si insinua il sospetto (invero assai fondato) di una oscura nemesi filmica dove ai tentennamenti etici del protagonista (disposto a sacrificare verità, giustizia e forse la stessa tranquillità familiare per l'egoistica ambizione di un personale successo editoriale) si contrappone l'oscuro meccanismo di un processo metacinematografico che finisce inevitabilmente per fagocitarlo nel cruento epilogo di una tragica fase di post produzione di filmini in super 8 'formato famiglia' (con tanto di scatola di poco rassicuranti 'home movies' e dettagliati storyboard disegnati nel tergo del coperchio). Politicamente scorretto nell'editing di un director's cut dove si accredita la sanguinaria galleria di crudeli assassini in erba (dal piromane all'annegatore, dalla piccola falciatrice allo sgozzatore, dall'impiccatrice alla innocente e ironica virtuosa delle teste mozzate) è forse meno efficace nella banale rappresentazione dell'immaginario fantasmagorico e nella geometrica esattezza del prevedibile meccanismo narrativo. Ethan Hawke fa quel che può senza particolari sussulti. Scene di famiglia con massacro.

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