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Sinister

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Sinister

di alan smithee
6 stelle

Ancora una volta uno scrittore "maledetto"; questa volta uno che gode di una certa fama per il contenuto macabro delle sue opere, pubblicazioni che hanno per riferimento barbari episodi di cronaca nera che egli riesce a rielaborare grazie ad una notevole capacità di documentarsi sulle cause più oscure e private che li hanno generati, sconvolgendo e portando alla ribalta cittadine sperdute ed inghiottite nella sterminata provincia statunitense che mai e poi mai intendevano avvalersi di tale sinistra notorietà. Questa volta il protagonista decide di stabilirsi con la famiglia (moglie e due bambini piccoli) direttamente nella casa teatro di un omicidio/suicidio di massa, per indagare personalmente e più a fondo di una vicenda macabra e scabrosa che anche stavolta ha acceso i riflettori su una tranquilla comunità inghiottita nella campagna americana: con l’aiuto complice e non disinteressato di alcuni poliziotti/fans dell’autore, il protagonista si addentra nei meandri delle proprie ricerche che hanno come epicentro la sinistra soffitta del villino preso a noleggio;  il sadico episodio di autoeliminazione risulta infatti macabramente documentato in ogni più atroce e sadico dettaglio da filmini amatoriali che ne esplicitano in modo disarmante ed inquietante la dinamica dello svolgimento, forti di un realismo disturbante  fino al terrore (almeno per il protagonista, che dovrebbe essere abituato a certe immagini, ma che invece rimane (sin troppo) sconvolto da quella visione). Non passerà molto tempo che lo scrittore si renderà conto che in questa sua scellerata indagine  è coinvolta un'entità che poco ha a che fare con la razionalità e che si rivela portatrice di ripercussioni davvero troppo gravi per l’incolumità sua e degli altri innocenti membri della sua giovane famiglia. Sinister pecca certamente di una certa scontatezza, di quella consueta prevedibilità di confezione che tende ad avvicinarlo sin troppo alla dozzinalità di molti altri prodotti di genere diretti e prodotti per un consumo veloce e senza pensieri. Tuttavia man mano che la vicenda procede e il protagonista si insinua nei meandri di comportamenti sadici e autolesivi da parte dei disturbati gruppi di suicidi, emerge come traino della vicenda una figura misteriosa e maligna dalla funzione ispiratrice per le vittime di tutte quelle inspiegabili morti violente: elemento che riesce qua e là a risultare intrigante o almeno efficacemente inquietante.

Merito di una sostanziale sufficienza del prodotto, che riesce a distinguersi comunque da troppa mediocrità che affligge il genere,  è pure da ricercarsi nella efficacia di un interprete serio e impegnato come Ethan Hawke, attore spesso convincente e ancor più spesso coinvolto in progetti quantomeno interessanti; attore dunque affidabile e di “lunga durata”, come un nuovo Kurt Russell per capacità di restare sempre in una fascia mediana rispetto alla cresta dell’onda, che gli consente di evitare crolli repentini ma anche e soprattutto di durare efficacemente nel tempo (a volte interprete di gioiellini indimenticabili e preziosi - vedi Gattaca) senza mai risultare una evanescente meteora od una eterna promessa mai mantenuta.

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