La recensione su Sinister

"Scriverò il libro più bello che la gente abbia mai letto!"

Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore d'inchiesta su fatti di cronaca nera, che indaga in proprio su fatti sui quali la polizia stenta nel giungere ad una conclusione. Sono ormai passati dieci anni dal suo più grande successo intitolato "Kentucky Blood" e necessita di sbloccarsi con un colpaccio letterario, per il quale crede di aver fiutato il mistero giusto nell'impiccagione di quattro persone avvenuto all'albero situato nel cortile della loro casa in Pennsylvania; provvisto di una creatività da stimolare attraverso un forte attaccamento materiale all'oggetto di studio, Ellison si trasferisce proprio in quella casa con la moglie Tracy (Juliet Rylance) e i figli Trevor e Ashley, tenendoli all'oscuro del non trascurabile aneddoto.
Qui rinviene in soffitta una scatola contenente dei vecchi nastri in Super 8, che proietta nel suo piccolo studio allestito nella nuova abitazione: su di essi sono impressi gli omicidi di intere famiglie, compreso quello avvenuto lì solo nove mesi prima, apparentemente senza connessione l'uno con l'altro. La troverà grazie all'aiuto e alla collaborazione del vice-sceriffo (James Ransone) e di uno studioso (Vincent D'Onofrio), ma la ricerca, fra rumori, scricchiolii e il proiettore che si accende da solo durante la notte mostrandogli con insistenza i quattro precedenti inquilini della casa durante l'impiccagione, gli costa la serenità familiare e la lucidità psichica...

Scott Derrickson è il regista del controverso "The Exorcism of Emily Rose", noto come specialista del genere horror (ma a me non è dato saperlo) e qui dimostra di sapere il fatto suo: "Sinister" non prova neanche per sbaglio ad uscire dalle coordinate classiche del genere, ma fa ricorso ad un bagaglio in vero piuttosto ampio di espedienti per spaventare lo spettatore, nonostante alcuni di questi siano poco "onesti". Lo spunto di partenza non brilla certo per originalità: però, assumendo che la figura dello scrittore in crisi in una casa con un passato di sangue è cosa vista e rivista, gli sviluppi e il finale riescono ad essere tanto arzigogolati quanto efficaci e soprattutto vengono centellinati, con una discreta gestione del ritmo e della tensione e con un buon delineamento progressivo dei personaggi.
Da un punto di vista tecnico va rimarcata in negativo una fotografia davvero scialba e va anche detto che Derrickson è appena un onesto mestierante dal punto di vista registico, ma gli giungono qui in soccorso una funzionale colonna sonora, gli inquietanti filmati in Super 8 (l'atmosfera dell'impiccagione è davvero da groppo in gola) e una sceneggiatura che, maltrattata dal critico di FilmTV Sangiorgio e curata dallo stesso Derrickson e dal critico C. Robert Cargill, ha invece buoni spunti intervallati solo da qualche cliché e dalle scontate incursioni nel paranormale e nella claustrofobia. Un ormai lontano tempo giovane attore di bellissime speranze (un po' disattese), Ethan Hawke regge la scena praticamente da solo per tutti i 110' e si sbatte in modo encomiabile, anche se i suoi lineamenti delicati tendono a penalizzarlo in termini di espressività in certi frangenti.
Insomma, "Sinister" non ha un valore assoluto così pregevole, ma, considerando quanto sia difficile da diversi anni vedere un horror decente, si colloca sopra la media; il genere sta attraversando qualitativamente una lenta agonia e film come questo, che sinceramente non saranno mai da ricordare negli anni a venire come magnifici esemplari, servono almeno a tirare una boccata d'aria e ad andare al cinema per godersi quell'inquietante silenzio per poi sobbalzare di tanto in tanto sulla poltrona. *** e 1/2