Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Fare un film di genere Horror non è facile oggigiorno, si è detto o fatto quasi tutto, e ci sono capolavori che dettano legge e che fanno ombra su ogni titolo nuovo che esce: “il nuovo Esorcista”, “il nuovo Profondo rosso”... e così via, oppure una volta trovata la “gallina dalle uova d'oro” si continua con saghe infinite. Con “Sinister” c'è un buon mix dei vari genere horror degli ultimi tempi, che sinceramente mi ha convinto.
Ellison, uno scrittore di storie criminali si trasferisce con la moglie e i suoi due bambini, in una casa nuova dove pochi anni prima tutta la famiglia che vi abitava era stata impiccata su un albero del giardino. Tutta la famiglia tranne un bambina, che non è stata più ritrovata.
Ellison trova in soffitta una vecchia scatola con filmini amatoriali in super8, con titoli che ricordano allegri ricordi familiari: “pic nic”, “il giardinaggio”, “la buonanotte”.... in realtà i filmini sono riprese agghiaccianti di altri omicidi efferati di intere famiglie.
Ellison scopre che tutti questi casi hanno in comune la sparizione di uno dei bambini, che non è mai stato ritrovato. Questa è la parte più “razionale” del film, quella che potrebbe seguire il genere di “Seven” o comunque far pensare ad un buon thriller.
Contemporaneamente c'è tutta la parte più misteriosa e anche paurosa. Nelle riprese viene scorta l'immagine di una strana creatura, un demone, quello che può essere “l'uomo nero”.
Inizia così quello che già si è visto con “The ring”, ovvero una sorta di maledizione legata alla visione dei filmini, eppure si vive la stessa tensione che si ha guardando “Paranormal activity”, dato che i filmini sono girati in modo amatoriale, oppure in modo casuale con scene “rubate”.
Tutto è legato molto bene, qualche lacuna nei dialoghi che forse posso apparire un po' troppo “facili” o “ingenui”, ma buona la costruzione del protagonista, che cede alla propria ambizione di rincorrere una nuova storia, che gli possa portare quel successo e quella fama che crede perduti.
Il diavolo, si sa, si approfitta delle debolezze degli umani, e quando Ellison si accorge che la storia che ha incrociato è più pericolosa di quel che credeva sarà troppo tardi, il prezzo che pagherà sarà alto, e lui diventerà, suo malgrado, protagonista involontario di quella sequenza di omicidi che stava seguendo con tanta curiosità.
Non mancano le scene di effetto, senza mai essere troppo esagerate o splatter, si punta più sulla paura “alla orientale”, alla percezione del maligno, alla costruzione della leggenda.
Fastidiosa dopo un po' la fotografia troppo cupa, davvero eccessiva e poco credibile, non necessaria che a tratti rende faticoso anche seguire la storia stessa.
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