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Sinister

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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La recensione su Sinister

di OGM
8 stelle

Ecco il vero incubo. Qualcuno sta sterminando le famiglie d’America. Nei giardini, nelle piscine, nei garage delle loro villette da middle class,  secondo modalità sempre diverse, tanto creative quanto atroci. Uno scrittore di gialli indaga sui misteriosi omicidi, che si sono ripetuti a distanza di anni, in varie parti degli Stati Uniti. Spera nel colpaccio, che gli consenta di ripetere – e magari superare – il successo del suo libro Kentucky Blood, scritto dieci anni prima, e per il quale la gente continua a chiedergli l’autografo. L’indagine parte dal ritrovamento di una cassa di filmini in super 8, che iniziano con normali scene di vita quotidiana, e terminano con le riprese dell’orrore. Il filo conduttore c’è, ed è forse proprio quella strana figura umana, col viso truccato da rockstar, che si scorge in alcune inquadrature. Su quelle pellicole sono impresse scene che è difficile guardare, eppure il protagonista le deve passare al setaccio, ed ingrandirne i particolari, per venire a capo dell’arcano. E intanto, in casa propria, comincia a sentirsi assediato dallo stesso pericolo, che lo perseguita come un fantasma, manifestandosi con inquietanti fenomeni soprannaturali. Il classico tema del serial killer si incrocia con quello della casa infestata, investendo anche le tematiche della crisi familiare e del dovere di cronaca che si confonde con l’ambizione personale dell’artista e con la ricerca della verità vissuta come ossessione. Sul set di questo film si affacciano tutti i demoni, antichi e moderni, dall’alcolismo alla follia, dai riti pagani alle presenze occulte. Succede all’interno di un’abitazione borghese, in quello che si direbbe un complotto di spiriti maligni avente come centro operativo la soffitta. Uno scenario più che collaudato (e forse ormai logoro) sul quale Scott Derrickson riesce a tessere le trame di un thriller dei giorni nostri, privo di riferimenti alle paure specifiche dell’epoca contemporanea, ma ben calato nella società mediatica e tecnologica, senza con ciò rinunciare all’aspetto claustrofobico dell’investigazione solitaria, compiuta su un terreno sconosciuto e proibito. La tensione, come in Tesis, nasce dal materiale cinematografico che “scotta” e rivela l’esistenza di un universo sommerso, in cui si uccide per gioco, sfoderando molta inventiva. E come, in Insidious, sono i bambini i cardini dell’enigma, quei piccoli scomparsi nel nulla mentre i loro genitori ed i loro fratelli e sorelle venivano così barbaramente trucidati. Non c’è nulla di veramente nuovo, quindi, ma il meccanismo è discretamente congegnato, benché, a onor del vero, la sceneggiatura contenga qualche inserimento forzato (il serpente, il cane) che fa poca sensazione e rimane fine a stesso. Gli amanti del genere probabilmente rimprovereranno a questo film l’eccessiva patinatura da computer graphics degli effetti speciali, che risultano un po’ freddi e convenzionali, però sono controbilanciati da una scrupolosa trattazione psicologica dei personaggi e delle situazioni. Sinister, in fondo, è essenzialmente un racconto del mistero, secondo il significato classico del termine, che lo vuole povero di risvolti criminologici, ma ricco di un’oscura e primitiva energia, in grado di stringere le budella e far battere forte il cuore. Nella società dell’immagine e delle telecomunicazioni, il terrore corre sul filo: quello che, complici i motori di ricerca, riscopre collegamenti tra il presente e il passato, ma, sulla scia delle maledizioni eterne, continua a prevalere, con la sua forza irrazionale, sulla rigida struttura matematica del mondo digitale. 

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