Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Non un capolavoro ma un buonissimo film, un prodotto di tutto rispetto e pellicola prettamente horror che svolge degnamente il suo (sporco) lavoro: non solo spaventare lo spettatore ma anche lasciargli, dopo la visione, un senso di inquietudine e fastidio che lo seguirà ancora per diverso tempo.
E lo fa attraverso un bel giocattolone ambientato nell'oscurità di un mega-villone americano, simbolo del successo Made in USA ma anche (falsa?) fortezza e baluardo "familiare" al male del mondo (esterno) ma che si trasformerà invece in una trappola mortale e che, inesorabilmente, divorerà i propri membri proprio dall'interno.
A partire proprio dal più giovane di loro.
Sinister è un orrore distillato pazientemente con perizia (e un pò di sadismo) in un crescendo di tensione, a partire dalle immagini di snuff-film su efferati omicidi di interi nuclei familiari fino agli stessi proiettori che si accendono da soli nel cuore della notte, a immagini che autonomamente cambiano se stesse rivelando l'inenarrabile o a misteriosi rumori in soffitta (!) fino a strani esseri nascosti in giardino e a soggettive, tra le tante, di tagliaerba omicida.
Un'indagine negli orrori del passato che, proprio attraverso tale ricerca, crea indissolubilmente le condizioni perché, nel presente, si ripresentino esattamente quegli stessi orrori in un ciclo infinito di azione ed effetto che riporta sempre alla medesima conclusione.
Un degrado esasperato anche dall'ipocrisia e dal cinismo del suo stesso protagonista, un Ethan Hawke in ottima forma, che è poi quello del mondo attuale con i suoi egoismi ed eccessi (tra cui la spettacolarizzazione ed esibizione della violenza) e nel quale il voyeurismo malato del suo protagonista si trasforma in quello del pubblico in sala e le immagine raccapriccianti del suo studio animano quello dello schermo cinematografico, acuendo ulteriormente il legame (e la proiezione) tra il protagonista della storia e lo stesso spettatore in sala in un connubio ormai indissolubile.
Se ci aspetta qualcosa di originale, comunque, si rischia di rimanere delusi. Diversi sono i cliché rielaborati dal regista Robert Derrickson, soprattutto ispirati dal cinema giapponese (Ringu, Dark Water et simili), ma comunque arricchiti da trovate anche macabre e da una certa verve, se non proprio visivo almeno narrativo.
Derrickson riesce a creare le giuste attese, rifiuta l'approdo facile all'eccesso anche in maniera piuttosto netta e sceglie invece la via della suspanse e della sottrazione, anche in coerenza con le meticolose ricerche del protagonista, e lascia il sangue fuori dall'obiettivo imponendosi come dispensatore di un'angoscia rarefatta e psicologica e in quanto tale anche più disturbante e invasiva di qualsiasi effettaccio splatter.
VOTO: 7
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