Regia di Jill Sprecher vedi scheda film
Un godibilissimo film-enigma che può funzionare anche come riflessione sulla stessa pratica cinematografica.
"C'è un detto: non credere a niente di quello che senti e solo alla metà di quello che vedi": un incipit che già è una disincantata dichiarazione d'intenti, quello di Thin Ice. Jill Sprecher e Karen Sprecher, con la precisione di un orologio svizzero e la maestria di un giallista provetto, congegnano un godibilissimo film-enigma che può funzionare anche come riflessione sulla stessa pratica cinematografica: i film sono infatti una forma raffinata e nascosta di persuasione (convincono un pubblico dello svolgimento di eventi mai svoltisi), come lo è l'arte dialettica con cui un Greg Kinnear da ovazione cattura l'attenzione dei polli da spennare, non conscio di essere, sin dal primo momento, un pollo a sua volta, rosolato a puntino in un inganno da lui poi sbrogliato, seduto ai Caraibi mentre rievoca la strana faccenda. Nei primi movimenti, la macchina parte un po' piano: ma è solo per coprire (con un ghiaccio che poi si frantuma d'improvviso) una beffa labirintica ed inimmaginabile, memore dell'aria grottesca di Fargo (Billy Crudup che scoppia in nervosismi psicotici) e delle tensioni di Soldi sporchi, e non affievolita dall'affabulazione da commedia. La moglie di Kinnear è bene interpretata da Lea Thompson; Alan Arkin è invece il nonnetto piantagrane. Sensazionale la fotografia di Dick Pope. Un dolce pasticcino, in Italia relegato all'Home Video.
L'ottima colonna sonora è di Jeff Danna.
♥ Film OTTIMO (8) — Bollino GIALLO
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