Regia di Miguel Gomes vedi scheda film
Il fascino di questo secondo lungometraggio di Miguel Gomes, approdato al Festival di Berlino lo scorso anno, sta più nella forma cinematografica che nella materia narrativa. Strutturato in due parti "Paradiso Perduto" e "Pardiso" il regista portoghese dimostra capacità ed irriverenza nel dipanare una storia che parte dai frammenti di vita - presente - di "singolari" figure femminili per poi poi convergere nel "passato" particolarmente "melò" di una delle donne,Aurora, che come citato nella recensione di "Film Tv" raddoppia l'omaggio a Murnau.La prima parte è girata con stile asciutto, pochi virtuosismi di regia predilizione per i piani sequenza e narrazione diegetica sullo sfondo di una periferica Lisbona. La seconda parte,invece, è un esercizio di stile tutto votato a riprodurre le atmosfere del cinema delle origiini. Diversamente da "The Artist" che film muto lo era a tutti gli effetti,qui il sonoro è presente attraverso la voce narrante del protagonista maschile che, sullo sfondo di un'imprecisata Africa deturapata dalle guerre coloniali di cui ascoltiamo i rumori della natura, racconta l'evolversi delle vicende fino ad un tragico epilogo. Se il cambio di registro produce un cinefilo effetto straniante che spiazza e seduce lo spettatore con l'accurata fotografia, continui rimandi filmici e un'abile ricerca estetica di ogni inquadratura, è vero anche che non si riesce a gridare al capolavoro. L'intreccio narrativo non è così avvincente né originale senza contare che i limiti delle interpretazioni degli attori "finto muti" ed alcune incertezze nella modalità del racconto, non riescono a superare, neanche nella cornice compiuta del melodramma, l'affezione che lo spettatore ha provato per quei reali,fragili, imperfetti e persino toccani personaggi che "Tabù"ci propone nella prima metà. Qui le interpretazioni di questo tris di donne,dove spiacca la ottantenne Laura Soveral, sono autenticamente incisive e convincenti al punto che fino all'ultimo si spera che il colpo di coda del film anzichè l'esotico coccodrillo, lo diano i volti rugosi, la sentita stanchezza e gli occhi meravigliosamente appannati della buona samaritana Pilar e della "serva nera" Santa.
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