Regia di Miguel Gomes vedi scheda film
Tabu è il terzo lungometraggio del portoghese Miguel Gomes, premiato a Berlino (Fipresci e premio Alfred Bauer) e presentato anche al TFF 2012; è un lavoro decisamente retrò, sia per le tematiche che per la forma. Un film nettamente diviso in due parti complementari, ma sensibilmente diverse fra loro: una prima ambientata ai giorni nostri, più statica e basata sui dialoghi, con una narrazione impersonale e una seconda parte narrata in prima persona da un personaggio fino a quel momento ritenuto marginale, dai toni più vivaci e ambientata in uno scenario esotico africano e lontana nel tempo. Quest'ultima sezione è inoltre girata come un film muto, in devoto omaggio a un cinema d'altri tempi nel quale anche il nome della protagonista Aurora (Murnau, 1927) aveva un significato ben preciso. Limite principale dell'operazione, ormai ben chiaro: si tratta di un cinema tutt'altro che contemporaneo e ben lontano anche soltanto dal pensarsi innovativo; pregi essenziali: una storia scritta con grande precisione e che riesce a coinvolgere con moderata tensione al melodramma (un film non lacrimevole: semplicemente romantico), grazie a una solida sceneggiatura firmata dal regista e da Mariana Ricardo, già sua collaboratrice nel precedente Aquele querido mes de agosto, del 2008; un cast di dignitosissima tenuta nonostante l'assenza di nomi di particolare richiamo; un'atmosfera incantata - specie nella seconda parte - che trasforma in una sorta di fiaba una reale tragedia. 6,5/10.
L'anziana Aurora vive sola con la badante africana. Sua unica amica, una vicina di casa a cui rivela, in punto di morte, di voler rivedere tale Gian Luca Ventura. La vicina lo trova; Ventura racconta come, molti decenni prima, conobbe Aurora in Africa e ne fu amante, nonchè complice di una bruttissima storia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta