Regia di Ursula Meier vedi scheda film
«L’occasione non fa solo il ladro, fa anche il grand’uomo». Simon è piccolo, all’anagrafe, un petit voleur orfano che abita in un ecomostro addomesticato dalla povertà e vive rivendendo accessori sottratti ai turisti sulle piste da sci. Dal basso della sua abitazione sale ogni giorno nell’alto dei monti, poi ridiscende dalla piramide sociale coperta di neve, per smerciare, prendersi cura della sorella Louise, a stento sopravvivere. Sulla carta, un’opera alla Dardenne. Ma nelle immagini ad alta definizione di Agnès Godard la definizione di realismo vacilla. Come in Home. Casa dolce casa? non ci sono istituzioni, non c’è Stato, non c’è Giustizia: l’umanità è un laboratorio astratto e inflessibile di iniquità e solitudine. Un mondo binario e senza dio dove una funivia collega 0 e 1, ricchi e poveri, cielo e terra. Ursula Meier, dopo un esordio smaccatamente metaforico, si muove in equilibrio sul filo di un cinema dove ogni inquadratura è immagine realistica e insieme simbolica, pedina i suoi strepitosi protagonisti fino a farci sentire l’affanno della vita quotidiana, mentre i due si dimenano per svestirsi di quel che sono costretti a essere, recitando ciò che non sono. Per poi, infine, farsi coscienti. Perché non è per dimostrarsi ladri o grandi uomini, l’occasione che cercavano. Ma per riconoscersi e comprendersi, lì, sospesi su quella funivia che collega e divide la terra e il cielo, la miseria dello stato delle cose e quella volontà di vivere chiamata desiderio
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