Regia di Ursula Meier vedi scheda film
Dalla casa popolare dove vive con la sorella maggiore (Seydoux), tutte le mattine il dodicenne Simon (Mottet Klein) parte, prende la funivia e va a rubare attrezzatura da sci ai facoltosi villeggianti delle Alpi svizzere, per poi rivendersela e comprare "carta igienica, pane e pasta", come confessa al cuoco della baita che lo coglie in flagrante durante uno dei tanti furti. Sua sorella è una sbandata che non fa che passare dalle braccia di un uomo a quelle di un altro e a dover provvedere alla minima sussistenza deve pensarci proprio Simon, anima inquieta e dickensiana in cerca di affetto.
Opera seconda di Ursula Meier, che dopo Home ribadisce il suo interesse verso storie estreme, contrassegnate dalla marginalità del territorio come metafora di quella sociale. Ma ancora una volta ci troviamo di fronte a un film irrisolto: a parte il colpo di scena che arriva a un'ora dall'inizio, il film è monocorde, i personaggi risultano quasi sempre appena abbozzati, i dettagli vengono brutalmente trascurati (perché Simon si porta un ragazzino di 10 anni a fare i furti con lui? Perché la sciatrice inglese si vede sempre con due figli cresciuti e nell'ultima scena compare insieme a un neonato? Perché i servizi sociali latitano in maniera tanto eclatante?) e l'affannosa ricerca di una carezza da parte del protagonista non trova che soluzioni didascaliche. Nel suo minimalismo, Sister avrebbe potuto essere un'opera alla Dardenne e invece è un film algido come i luoghi dove è ambientato, e che non riesce mai a innescare nello spettatore una vera empatia con lo sfortunato e peraltro bravissimo protagonista.
Premio speciale (orso d'argento) al festival di Berlino.
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