Regia di Christian Petzold vedi scheda film
Quando si mettono le mani nel tessuto vivo della storia, e per di più anche in una forte “storia” personale, si parte avvantaggiati e quindi con un credito, come se nei cento metri se ne avessero dieci di vantaggio, ma allo stesso tempo questo può anche diventare un limite alle aspettative.
Christian Petzold non li scavalca tutti, ma sa comunque come muoversi.
Barbara (Nina Hoss) vuole lasciare la Germania dell’Est, lo richiede apertamente e per risposta viene mandata a lavorare in un piccolo paese di provincia.
Si sente, e lo è, controllata, continua comunque a pianificare la sua fuga, ma intanto un nuovo ipotetico amore è alle porte e soprattutto c’è chi ha bisogno di essere salvato (più di lei).
Raccontare di un singolo per spiegare una nazione, un periodo ed un modo di pensare, agire e controllare.
Niente che già non conosciamo, ma il film si sviluppa con tutti i crismi del caso, sa come muoversi e seppur senza generare troppo stupore, sa come gestire la materia che sia essa storica o prettamente filmica.
La scelta del titolo è anche un sacrificio (aiutato dallo script), non si spendono troppe parole, ma dentro l’animo della protagonista si muove davvero tanto e questo modo di operare porta con se quella tensione e consequenziale partecipazione che rende apprezzabile la pellicola.
Ci si ritrova immersi nel clima sociale ovattato, le pareti hanno occhi e orecchie (seguendo lo stilema di “Le vite degli altri” capolavoro assoluto del segmento), la fotografia è curata in quei pochi colori che un ambiente grigio richiede/permette, il più arriva poi da quel clima notturno in riva al mare, vero e proprio crocevia di speranze ed illusioni.
Ed in scena tutto, o quasi, è affidato a Nina Hoss che possiede il carattere e la presenza necessarie, oltre che una grande intesa con Christian Petzold; matura, già segnata dagli eventi, mai arrendevole e ad ogni modo sempre speranzosa.
Pellicola solida, da seguire tutta d’un fiato, soprattutto quando si tratta di capire chi prenderà la possibilità di andarsene, che offre diversi sussulti emotivi anche se non regala i miracoli cinematografici de “Le vite degli altri”.
Ad ogni modo, da vedere.
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