Regia di Christian Petzold vedi scheda film
Se "Le vite degli altri" è un capolavoro, questo le definirei un bel film. Accosto i due film perché hanno in comune di essere stati girati 20-25 anni dopo, ma sono ambientati nella DDR, e perché parlano entrambi di persone perseguitate dal regime.
Il regista riesce a costruire bene un clima di minaccia e di insicurezza, che opprime la maggioranza, e rende comunque infelici chi ci collabora. Su tutto aleggia un'aria di tristezza e mestizia, che del resto è presente anche nei film veramente girati in quegli anni nella DDR, e che quindi doveva essere una realtà. La Stasi è presente dappertutto e sa tutto, non si può mai dire chi siano agenti e informatori, mentre gli agenti conclamati sono delle persone spietate che vessano i cittadini anche per sospetti minimi, e lo fanno con una naturalezza e pacatezza che lasciano senza parole. Nella vita di ogni giorno le persone non parlano, ma bisbigliano o parlottano a mezza voce, come per un'abitudine acquisita.
I passaggi migliori del film sono forse quelli delle perquisizioni in casa (e corporali), oppure per strada, da parte del "team" della Stasi. Complimenti all'attore che fa la piccola grande parte del funzionario capo: riesce a rendere il suo personaggio inquietante, ma anche enigmatico: che persona è veramente? come riesce a conciliare vita privata e lavoro? Si rende conto di quello che fa? Un'altra sequenza molto riuscita è l'incontro nel bosco col vecchietto con la Trabant: è un innocuo pensionato che vuole solo attaccar bottone o è un agente segreto che vuole cavare i passerini ai malcapitati?
Forse, le lunghe sequenze che mostrano la protagonista nella sua vita privata, in solitudine, avrebbero necessitato di un po' più di nerbo e di consistenza. Comunque, in generale è un film riuscito e interessante, utile per farsi il quadro di un paese e di un'epoca che non ci sono più, e delle quali allora si sapeva da noi pochissimo. Brava la protagonista.
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