Regia di Christian Petzold vedi scheda film
barbara, che fa una scelta. il film di petzold può sembrare dismesso e minimale, ma solo perchè ha deciso di stare avvinghiato alla sua protagonista. il suo apparire snob(daltronde viene dal charitè di berlino), quindi la sua secca e fredda lontananza dagli altri. i piccoli lievi movimento espressivi del suo viso apparentemente senza emozioni. gli sguardi continui che quella donna, barbara, si scambia con persone che la controllano, che la guardano perchè mai vista o semplicemente per un caso, fanno di questo film un degno fratello di "la vita degli altri". e parlo di quel film poichè quello arrivò sui nostri schermi. la consapevolezza di essere costantemente controllata dalle centinaia di occhi al soldo del grande orco doveva per forza mettere la persona depersonalizzata nelle condizioni di essere guardinga. e di assumere un comportamento affettivo nei confronti di una ragazza, stella(i nomi dovevano essere molto importanti in una società annientatrice come quella della DDR), che viene dai campi di lavoro rieducativo. nel seguire la dottoressa che viene delocalizzata dopo l'arresto di alcuni amici, si decide comunque di mostrare i meccanismi allienanti che mossero i governanti della germania comunista nel costruire un grande paese comunista. tutto era grande ma solo nelle intenzioni ormai talmente sviate e degenerate che solo i capi potevano crederci. dovevano credere in qualcosa che oramai il mondo non poteva più sostenere. le fondamenta ideologiche erano marce come i palazzi costruiti nei quali barbara viene mandata a vivere. e l'unico modo che il comunismo, quel comunismo?, conosceva per avere il consenso del popolo per il quale la rivoluzione era stata fatta, era quella di obbligarli. e barbara controllata aspetta solo di avere il via libera per poter scappare, avendo fatto regolare domanda di espatrio. gli altri ci sono quasi esclusivamente nelle vesti del dottore che fa da relatore al governo; nei pazienti mario e stella e in klaus il suo carceriere. ovviamente barbara non può sapere cosa succederà tra otto anni. lei agisce, così come tutti quelli che volevano e che sono scappati, con l'unico intento di fuggire dalla germania dell'est. il dottor andrè che non ha ambizioni nel scalare le gerarchie di quel girone infernale, ha pagato per un errore e ora vive una vita più vicina a quella che dev'essere la vita altrove. regista e sceneggiatori insieme al contributo essenziale di nina hoss hanno costruito attraverso il personaggio di barbara, l'immagine di un periodo storico. il viso di barbara, i suoi occhi indagatori, i suoi incontri e le sue scelte sono l'immagine riflessa di un paese che implodeva sotto il peso di idee ferme stritolando scientemente e sadicamente tutto un popolo.
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