Trama
Germania dell'Est, 1978. Dopo aver chiesto un permesso per lasciare il Paese, la dottoressa Barbara viene trasferita per motivi disciplinari in un ospedale di un piccolo centro di provincia. Mentre il suo amante che frequenta da qualche tempo tenta di organizzare in gran segreto la sua fuga, Barbara comincia a perdere interesse nei confronti di tutto ciò che la circonda fino a quando l'incontro con Andre, un altro medico che come lei è stato trasferito nel suo stesso ospedale per punizione, fa nascere in lei mille sospetti sulla sua presenza, portandola a perdere il controllo della sua stessa vita.
Approfondimento
NEMICI AMICI
Nel raccontare la storia di Barbara, il regista Christian Petzold si ritrova a dover affrontare uno spaccato doloroso della storia tedesca, tematizzando il clima di terrore e oppressione che caratterizzava la Germania dell'Est degli anni Ottanta, chiusa nel suo sistema di politiche dominate dalla grande madre URSS. Nel tracciare il quadro della situazione, Petzold pone l'accento sui metodi che il regime adottava nel limitare le libertà individuali e nel porre veti a semplici richieste di spostamento nella parte Ovest, considerata ancora come un nemico da abbattere, uno spettro che minava la solidità del progresso collettivo. Chiedendo di potersi ricongiungere con l'amato fidanzato Jörg, la dottoressa Barbara ottiene come risposta dalle forze della Stasi un trasferimento in una parte remota del Paese, una punizione ingiustificata che va ad affiancarsi alle sofferenze psicologiche e ai soprusi fisici messi in atto per dissuadere coloro che avrebbero voluto cambiare condizioni di vita in nome dei diritti primari dell'uomo. Il livello di allerta dei servizi segreti fa ritenere Barbara un soggetto pericoloso da tenere d'occhio tanto che, nell'ospedale di provincia in cui viene mandata, sarà costantemente monitorata dal suo superiore. Mentendo a chiunque, Barbara è costretta a progettare in gran segreto il suo piano di fuga ma qualcosa non torna nei suoi propositi. Tra lei, spiata, e André, il suo osservatore speciale, si sviluppa una particolare attrazione, scaturita dal sospetto e dalla sfiducia reciproca: cacciatore e preda invertono costantemente i loro ruoli, fuggono l'uno dall'altra e contemporaneamente si attraggono come calamite in un climax ascendente che, tra bugie, escamotage, sguardi soffocati e routine di ospedale, condurrà verso un finale inatteso.
IL RUOLO DELLO SPAZIO
Più che una storia d'amore, Barbara è una risposta secca a tutti quei film che hanno offerto quasi sempre un'immagine della Germania dell'Est abbastanza desaturata: senza colori e senza vento, solo incroci di confini e volti affaticati. In Barbara non c'è lo specifico ritratto di quella nazione oppressa ma solo uno spazio funzionale a una storia d'amore anomala che, con tutta la sua forza pura e liberatoria, rimane lontana dalle forme topiche delle storie lacrimose e melense ambientate in territori ostili e senza speranza. Raccontando un periodo storico alquanto complesso, Petzold evita di ricorrere ad allegorie visive, simboli e processi di decodifica di significati nascosti. Lo spazio della narrazione diventa in maniera automatica protagonista della storia, intrisa di riferimenti cinematografici e omaggi a capolavori del passato. Muovendosi su due piani differenti, Petzold sceglie come modello di riferimento della vicenda Acque del Sud (1944) di Howard Hawks, un film in cui due amanti, al contempo complici e sospettosi l'uno dell'altra, si stuzzicano e si provocano con eleganza e intelligenza, nonostante siano circondati da un mondo di censure e controlli che limitano le loro libertà. Come modello per l'ambientazione, invece opta per Il mercante delle quattro stagioni (1971) di Rainer Werner Fassbinder, in cui è presente una rappresentazione della Germania dell'Est degli anni Cinquanta non come sfondo pittorico fine a se stesso ma come esperienza spaziale nella quale la gente si muove, discute, ama e litiga: un filo logico sottinteso voluto per sottolineare come il passato non tracolli ma si estenda nel tempo fino a coinvolgere il presente che i protagonisti vivono però nell'ottica di un nuovo futuro. Barbara cattura quello stesso spazio vissuto dalle persone e lo unisce alle loro vicende e a tutto ciò che costoro hanno costruito o fatto, recepito o denigrato, con il filtro di una rappresentazione d'amore tra due persone che si incontrano in una situazione di allerta, in cui nessuno ha la libertà necessaria per andare via o per restare.
NON SONO SOLO PICCOLI DETTAGLI
Per la prima volta, rompendo un tabù tacito, il regista porta sullo schermo una visione alternativa della Germania dell'Est, intesa come spazio da vivere e non come proiezione di uno spazio vissuto da altri. Scelta che ha imposto anche la decisione di unire al cast attori che per molto tempo erano stati realmente nella parte Est del Paese, come ad esempio un'attrice che si è ritrovata ad aver vissuto sulla propria pelle una storia simile a quella di Barbara. Per far rivivere l'atmosfera del periodo, poi, come set sono state usate location che hanno mantenuto inalterate le loro strutture nel corso del tempo: ospedali e appartamenti, per esempio, sono gli stessi degli anni in cui si svolge la storia, senza che nessuno ne abbia alterato gli arredamenti o realizzato qualcosa appositamente. La cura maniacale ha portato addirittura all'uso di vere cartelle cliniche o di lastre di radiografie ancora integre, recuperate negli ospedali e messe in mano alla protagonista, in modo da essere coerenti anche nei dettagli, pretendendo anche una conoscenza approfondita del linguaggio medico del tempo da parte degli attori.
Note
Su una sceneggiatura didascalica che procede senza mai (voler) stupire, Petzold parte dall’individuo per spiegare la Storia. La sua è una scelta necessaria, una sfida coraggiosa a un cinema che a volte si dimentica la semplice complessità dei volti.
Trailer
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- Orso d'argento per la miglior regia a Christian Petzold al Festival di Berlino 2012
Commenti (6) vedi tutti
un bel film, dove la profondità del tema emerge dalla quotidianità di una vita apparentemente rassegnata (e con una splendida protagonista)
commento di carloz5Una svolta nella vita di Barbara, o una scelta? I nostri titolisti non ne imbroccano una!
leggi la recensione completa di laulillaUn'opera da non perdere.
leggi la recensione completa di ezioPensavo d'acerlo già Recensito ... comunque nulla di cosi' accattivante e Attrice principale per nulla intrigante.voto.2.
commento di chribio16.5/ 8 voto oggettivo/soggettivo
commento di paolofefeRecitato con sobrietà e smorzato nel melodramma, il film illustra uno spaccato realistico, dall'atmosfera angustiante, della Cortina di Ferro; il pathos latita ma l'affascinante, laconica, Nina Hoss conferisce un discreto spessore al suo ambiguo e tormentato personaggio.
commento di Stefano L